Il film esplora, nella sua breve durata, il sottile rapporto tra la necessità di investire nelle energie rinnovabili e l’impatto ambientale generato dai grandi impianti. Rapporto che nella nostra isola e nel nostro presente diventa il rischio concreto della speculazione energetica a cui mirano i grandi gruppi, in contrapposizione con le comunità energetiche, il cui scopo è invece costruire impianti per le necessità reali dei territori.
Nel film è Pasqua: i fedeli santificano la festa mentre le turbine volteggiano in terra. Giacomo è un giovane che dopo l’abbondante pranzo della festa, riposa sul divano. Sul suo ginocchio garze sterili e un ingombrante tutore testimoniano un’importante e recente intervento.
Si sveglia solo a casa, vorrebbe raggiungere i terreni di famiglia dove ha impiantato un frutteto, ma sembra smarrito. A forza di stampelle, si inoltra nei campi di grano acerbo. C’è qualcosa di strano, è stato in ospedale solo pochi giorni, eppure non si ricordava tante torri sopra di lui.
«I posti incontaminati sono sempre più in difficoltà, e sempre più il confine tra civiltà e natura è un confine di scontro», recita il bando della selezione, poi continua: «Il tema proposto si ispira allo slogan “No Planet B” legato ai vari movimenti ambientalisti e di sensibilizzazione ecologica. Tutti noi stiamo assistendo al cambiamento climatico e alle sue ripercussioni sulla natura della vita dell’uomo. Al centro di questo cambiamento, c’è una profonda riflessione sul futuro, ma anche il presente del nostro pianeta: la convinzione che non esiste né un piano B, né un pianeta B».