Sono trascorsi ottantuno anni. Seconda guerra mondiale: nel 1943 Cagliari, inerme, visse alcune delle giornate più tragiche della sua storia, quando le “fortezze volanti”, i grandi aerei da combattimento americani, la bombardarono ripetutamente distruggendo interi quartieri e trasformandola in un enorme campo di battaglia. La città appariva spettrale, semidistrutta, svuotata: moltissimi cagliaritani morirono, in migliaia la abbandonarono, sfollando nei paesi della provincia e dell’interno dell’Isola. Per non dimenticare quei giorni neri il Cada Die Teatro riporta sotto i riflettori Famiglia Puddu, monologo di e con Pierpaolo Piludu, che va in scena sabato 17 febbraio, alle 19.00, al Teatro Si ‘e Boi di Selargius (Piazza Si ‘e Boi, ingresso in via Vittorio Veneto). Un contributo per mantenere viva la memoria sulle follie della guerra e del fascismo, che portarono alla distruzione della città capoluogo.
Lo spettacolo verrà rappresentato anche domani, venerdì 16, alle 10.30, in una matinée dedicata alle scuole.
La guerra vista attraverso gli occhi di un bambino. Un bimbo down che ha la sfortuna di avere un padre estremamente ignorante, e non certo un “campione di sensibilità”. Giovanni Battista Puddu, factotum del Tribunale di Cagliari, trascorre il suo tempo libero imparando a memoria le frasi del duce. La sua massima aspirazione è quella di poter dare alla patria un gran numero di figli maschi da mandare a conquistare l’impero. Così quando, durante il quarto anno di matrimonio, dopo due femmine, la moglie finalmente gli dà il primo maschietto, Giovanni Battista non sta più nella pelle. La felicità però, nel giro di un paio di mesi, si trasforma in disperazione quando il medico di famiglia gli dice che il tanto atteso figlio maschio ha una grave malattia che gli impedirà di sfilare con la divisa da Balilla. Giovanni Battista decide così di tenere il piccolo nascosto in casa, come se fosse una vergogna. Paradossalmente, sarà grazie alla guerra, agli allarmi che dal 1943 cominciarono a risuonare in tutti i quartieri di Cagliari, che il bambino potrà uscire per la prima volta dalla sua casa-prigione, correre felice per le strade del quartiere di Villanova sino al rifugio del Terrapieno e conoscere un mondo che fino ad allora gli era stato tenuto nascosto.