Tutti la conoscono come una delle maschere simbolo del carnevale veneziano, ma la sua origine è ben diversa. Completava con il suo caratteristico becco adunco la divisa ideata nel Seicento dal dottor Charles De Lorme per difendere i medici dai miasmi e dai pericoli di essere contagiati durante le epidemie. Due secoli dopo, quando con gli sviluppi della medicina quell’abbigliamento protettivo era caduto in disuso, si svolge la vicenda raccontata nel fumetto “Bartolomeo Salazar – L’ultimo medico della peste” scritto e disegnato da Stefano Obino.
Pubblicata da Camena Edizioni, la graphic novel è ambientata nel 1816 a Cagliari quando la città fu interessata da un’epidemia di colera che rese necessario reperire urgentemente delle aree esterne dove poter seppellire i numerosi morti ed evitare la diffusione incontrollata del morbo. Un’epidemia che circolò soprattutto nei quartieri popolari vicino al porto, portata da alcuni marinai inglesi sbarcati nell’isola. In questo contesto si muove Bartolomeo Salazar, personaggio d’invenzione il cui cognome riprende quello di una storica casata presente in Sardegna, che svolge per l’ultima volta il suo ruolo di dottore della peste ancorato a una concezione di medicina ormai superata. Sul suo particolare abito, a cominciare dalla machera con il becco che era una sorta di respiratore al cui interno erano contenute sostanze profumate, si concentra anche uno dei testi di approfondimento, accompagnati da illustrazioni, presenti in appendice al volume realizzato da Stefano Obino.