Un nuovo programma arricchisce il palinsesto radiofonico della sede regionale Rai della Sardegna.
Da lunedì 17 a sabato 22 ottobre, alle 13.25 su Radio 1 Rai, vanno in onda le prime sei puntate di “Parole mie che per lo mondo siete”, l’Inferno di Dante raccontato per la prima volta in lingua sarda, un programma in dodici “Stanze”, con testo e regia di Carlo Rafele, realizzato negli studi Rai di Cagliari.
Quattro attori del Teatro di Sardegna, che da anni progettano di portare sulle scene il “caso” Dante Alighieri, in occasione del Settimo Centenario dalla morte del “divin Poeta” decidono di imbastire un programma radiofonico sulla Commedia, letta, commentata e interpretata nella loro lingua di appartenenza: la lingua sarda, scegliendo come traduzione di riferimento “Cantigos de s’Ifferru in limba sarda” di padre Paolo Monni, pubblicata nel 2000. A partire da tale finzione narrativa, nasce e si sviluppa il confronto tra le Voci: nelle prime Sei Stanze gli attori Lia Careddu ed Elio Turno Arthemalle, nelle seconde Sei Stanze gli attori Rita Atzeri e Giovanni Carroni.
Il programma radiofonico non è solo una “Lectura Dantis” in lingua sarda ma anche una profonda riflessione riguardo temi e motivi generativi del poema, personaggi specifici, nodi critici e filosofici, che stanno dietro il più sontuoso e sconcertante affresco che la letteratura poetica di Lingua italiana abbia generato.
La prima puntata, lunedì 17 ottobre. «La Prima Stanza del mio ciclo sull’Inferno dantesco – spiega Carlo Rafele – è dedicata a Giovanni Boccaccio, grande lettore e interprete della Commedia, primo lettore-dicitore di Dante, così bravo a leggere e interpretare il Poema che il novelliere Franco Sacchetti, dopo la morte dell’autore del Decamerone, scriverà che non si trovava più nessuno che sapesse leggere Dante».
«Le Stanze Due e Tre (rispettivamente martedì 18 e mercoledì 19 ottobre) – continua l’autore-regista – affrontano lo “smarrimento” di Dante nella Selva infernale, l’apparizione di Virgilio inviato da Beatrice, l’ammirazione e la riconoscenza di Dante per Virgilio, ma anche la consapevolezza, da parte di Dante, di essere il “predestinato”, l’Eletto, di un Viaggio “impossibile”, oltre i confini dell’umana ragione. E saranno i Diavoli a sospettare della sua presenza: «Chi è costui che sanza morte / va per lo regno della morta gente?»
Nella stanza quattro, la puntata di giovedì 20 ottobre, appare il personaggio di maggiore fama e popolarità: Francesca da Rimini. «Oggi la domanda è: chi è davvero Francesca? L’eterno simbolo della passione d’amore, dell’Amore che trionfa sopra ogni altro sentimento terreno, oppure la ragazza di provincia che si esalta leggendo le avventure amorose di Lancillotto e Ginevra e vuole imitarle ad ogni costo?»
Nella Stanza Cinque, in onda venerdì 21 ottobre, Dante incontra nel Sesto Girone Farinata degli Uberti, il prode condottiero-comandante ghibellino – quindi di parte avversa a Dante – protagonista della vittoria della Battaglia di Montaperti del 1260. «Il dato per me interessante – sottolinea Carlo Rafele – è che Farinata non riconosce Dante, né si preoccupa eccessivamente se quel pellegrino percorre l’Inferno da persona “viva”. A Farinata importa una sola cosa: capire se quello sconosciuto viaggiatore ha le giuste credenziali come cittadino di Firenze e quindi come “interlocutore” a cui narrare le prodezze delle sue vittorie. Ma è dalla voce di Farinata, tuttavia, che Dante apprende l’amara sorte dell’esilio cui sarà destinato.»
La Stanza Sei, a chiusura della prima parte del programma, sabato 22 ottobre, è dedicata a Guido Cavalcanti, negli anni giovanili definito “lo primo de li miei amici”: mentre Dante è a colloquio con Farinata, un’ombra si intromette e chiede di parlare con lui. Quell’ombra è Cavalcante de’ Cavalcanti, il papà di Guido, il quale si mostra triste e sgomento perché non vede il figlio in compagnia di Dante: «Guido ov’è? E perché non è teco?». E Dante risponde – spiega Carlo Rafele – «che se Guido non è con lui, se a Guido non è stato consentito di fare “quel viaggio”, lo si deve a “Colui” che Guido “ebbe a disdegno”, cioè che Guido disprezzò. E di chi si tratta? È Virgilio? È Beatrice, vista come donna-teologia? Oppure è Dio stesso?»
Autore letterario, drammaturgo, regista, Carlo Rafele ha scritto e realizzato per la Rai numerosi programmi a partire dai primi anni ’80. Nella Sede Rai di Cagliari, a partire dal ’97, ha registrato La cultura italiana del Secolo Ventesimo: alcuni fatti precisi: da Renato Serra a Giacomo Debenedetti (52 puntate); Il mito della macchina (10 puntate); Narrate, uomini, le vostre storie (10 puntate); L’identità italiana (10 puntate). Nel 2019, è stato autore e regista del radiodramma Giaime Pintor, una giovinezza pallida e furente (6 puntate).