Un viaggio nel passato di un’isola e di una città in cui l’humour e la satira connotavano le pagine di periodici e quotidiani, in un clima antesignano dello spirito goliardico della Sassari del dopoguerra. La mostra “Masticabrodo, Papè Satan e… abbozza!” organizzata dal circolo culturale Aristeo d’intesa con la Biblioteca universitaria, ha aperto i battenti giovedì sera (18 giugno) negli eleganti spazi dello storico edificio di Piazza Fiume, dove resterà visitabile fino al 24 settembre. Ed è stata la prima occasione assoluta in città per un evento pubblico post-lockdown.
L’iniziativa, a cura di Simonetta Castia e Stefano Serio, propone una magnifica selezione di circa 250 “pupazzetti”, le figurine e caricature che accompagnavano i titoli e i testi goliardici e pepati dei giornali, corredandoli di un messaggio comunicativo profondamente incisivo.
Tra i fogli più rinomati agli inizi del Novecento riscopriamo il “Burchiello” ed il “Massinelli”, nei quali scrivevano personaggi di spicco della cultura locale, tra cui Pompeo Calvia, Luigi Falchi, Stefano Vallero ed Enrico Costa.
Al piano terra si dispiega un percorso che dispone creativamente, entro un caleidoscopico carosello danzante, una serie ricchissima di pupazzetti, riprodotti e accostati con garbo minimalista nella loro esplosiva e impattante verve estetica e testuale. Nelle teche figurano, quale essenziale supporto didascalico, a puntuale contrappunto, gli originali di una parte dei circa quaranta periodici al centro del progetto di ricerca iconografica.
La mostra prosegue al piano superiore dove, lungo i corridoi tersi e silenziosi dell’edificio, l’ordinata sarabanda di figurine risponde alla regola di un allestimento di gusto puramente soggettivo ed estetico, per concentrare l’interesse del visitatore nella lettura dell’immagine, e attraverso quest’effetto suscitare emozione.
Tra le principali caricature di personaggi noti sono riconoscibili Enrico Costa (dal Massinelli e dal Burchiello), Pompeo Calvia e Salvator Ruju (fondatore del Burchiello). A questi si affiancano soggetti di colore locale, oggi dimenticati ma importanti per la Sassari degli anni Venti, riportati prevalentemente su un’altra testata di carattere popolare, la “Gaita” fondata da Antonino Saba.