La XXII edizione del Festival dei Tacchi (a Jerzu fino al 10 agosto) prosegue con la terza giornata che vede tra i protagonisti il gradito ritorno di Andrea Pennacchi (Teatro Boxer), ormai celebre ai più per il ruolo del Pojana nella trasmissione di La7, Propaganda Live, ma che l’anno scorso a Jerzu ha svelato al pubblico di essere un artista poliedrico, ironico, drammatico, commovente e divertente al tempo stesso. In Ogliastra da domani fino al 9 agosto, sarà protagonista di tre diversi appuntamenti. Domani, giovedì 5 agosto alle 17.30 alla Cantina Antichi Poderi, intervistato dalla giornalista Paola Pilia, presenta il suo libro Pojana e i suoi fratelli (ed. People). Nato da un adattamento in chiave veneta de Le allegri comari di Windsor, Franco Ford – Pojana – arriva alla ribalta con il celebre video Ciao terroni: un avido padroncino del Nordest ossessionato da i schei e dal suo per nulla velato razzismo, che sfoggia senza remore opinioni durissime (nutrite dal pregiudizio) in merito ai tempi incerti che vivono il Nordest e il Paese tutto. I suoi “fratelli” (un ex bouncer, un rinomato derattizzatore, il sosia di Walter E. Kurtz di Apocalypse Now e molti altri) vedono la luce all’indomani del primo aprile 2014, quando in un capanón di Casale di Scodosia viene rinvenuto un Tanko – una macchina movimento terra blindata, con un piccolo cannone in torretta. Una schiera di personaggi forgiati dall’immaginazione di Pennacchi, trasposti infine dal palco del teatro alla pagina scritta. Questo testo li raccoglie tutti, con le loro ossessioni, la rabbia, la disperazione e l’ignoranza. Da maschere goldoniane a specchio di una società intera: per raccontare la loro storia, un po’ falsa e un po’ vera, e per guardarci allo specchio. L’artista veneto salirà poi sul palco della Cantina Antichi Poderi con due spettacoli: sabato 7, accompagnato dai musicisti Giorgio Gobbo e Gianluca Segato porterà in scena Pojana e i suoi fratelli e lunedì 9 agosto, accompagnato sempre da Gobbo e Segato con anche Annamaria Moro, sarà la volta di Una piccola Odissea. Durante tutta la durata della rassegna è maestro del laboratorio dedicato ad attori e drammaturghi “un racconto di racconti”.
La giornata di domani si apre alle 11.30 alla Biblioteca comunale con lo spettacolo per bambini (produzione dei padroni di casa Cada Die Teatro) Mignolina, di e con Francesca Pani per la regia di Silvestro Ziccardi. C’era una volta una mamma che ancora mamma non è. C’era una volta una figlia che ancora non c’è. E allora chi c’era? C’era Mignolina, figlia di un desiderio. Mignolina è una bambina nata tra i petali di un fiore, alta come il dito di una mano, talmente piccola che si può nascondere dentro ad un libro che qualche volta è il suo rifugio. Insieme a lei ci avventuriamo tra le pagine fatte di stoffa, carta e colori, ripercorrendo una storia che non è solo rose e fiori. Un viaggio tra animali fantastici e mostruosi, creature gentili e amiche, tra prati e fiori, attraverso stagioni ed emozioni, con il sole e la pioggia, sopra e sotto la terra. Sarà lungo il cammino, lo faremo insieme ad una bambina talmente piccola che sembra impossibile possa riuscire a realizzare anche i desideri più grandi!
Alle 19.00, alla Cantina Antichi Poderi sarà la volta di Su Connottu, produzione Il Crogiuolo con in scena Rita Atzeri, Maria Grazia Bodio, Isella Orchis e Gisella Vacca. A qualcuno il nome di Pasqua Selis Zau, nota Paskedda Zau, non dirà nulla. Eppure è lei la popolana nuorese, madre, vedova, di dieci figli, che il 26 aprile del 1868 scatenò la sommossa popolare contro gli effetti della Legge delle Chiudende (il provvedimento legislativo emanato nel 1820 durante la dominazione sabauda in Sardegna, che autorizzava la recinzione dei terreni fino ad allora considerati, per tradizione, di proprietà collettiva, introducendo di fatto la proprietà privata), quando contadini e pastori protestarono contro la volontà del Consiglio Ccl grido levato da Paskedda, “A su connottu, torramus a su connottu!”, al “conosciuto”, alla consuetudine. Nell’opera di Ruju, poi arricchita dalle ballate di Francesco Masala e riscritta per la scena dal regista Gianfranco Mazzoni, la narrazione è affidata principalmente agli uomini: «Un tentativo, senza stravolgere i contenuti della narrazione, di riportare equilibrio alla vicenda, almeno sul piano interpretativo delle voci in scena», specifica Rita Atzeri.
Alle 21.30, sempre in Cantina, la produzione Stivalaccio Teatro/Teatro Stabile del Veneto con Marco Zoppello e Michele Mori chiude la terza giornata del Festival con lo spettacolo Don Chisciotte, tragicommedia dell’arte. Giulio Pasquati, padovano, in arte Pantalone e Girolamo Salimbeni, fiorentino, in arte Piombino, sono due attori della celebre compagnia dei Comici Gelosi. Salgono sul palco per raccontare di come sono sfuggiti dalla forca grazie a Don Chisciotte, a Sancho Panza, ma soprattutto grazie al pubblico. A partire dall’ultimo desiderio dei condannati a morte prendono il via le avventure di una delle coppie comiche più famose della storia della letteratura, filtrate dall’estro dei due saltimbanco che arrancano nel tentativo di procrastinare l’esecuzione, tra mulini a vento ed eserciti di pecore. E se non rammentano la storia alla perfezione, beh, poco importa, si improvvisa!