«Un post Facebook pubblicato l’altro ieri dall’ufficio stampa Ras, riguardante le risorse finanziarie della politica linguistica ha avuto solo 21 mi piace. Basta questo, credo, a testimoniare quanto siamo caduti in basso e quanto poca empatia riesca a creare, intorno a questo tema, l’attuale assessore. Volendo essere generosi e non andando a controllare nei capitoli di spesa la veridicità di quanto affermato (cosa non scontata, vi assicuro, come insegna il buon Dessena) diamo per buono che la notizia sia che l’esimio Biancareddu stanzia circa un milione, più o meno quanto mette di tasca il Governo Italiano che investe più o meno la stessa cifra. Beh, già questo non è gran ché, perché la Sardegna dovrebbe tenerci di più alla sua lingua.»
A scriverlo è lo studioso di lingua sarda Giuseppe Corongiu che, in un post su Facebook aggiunge: «Ora, lasciando perdere che la spesa storica del servizio lingua si aggirava da sempre sui 3 milioni (e quindi ne manca uno all’appello) e che la comunicazione non è trasparente sul fine dell’intervento (mi dilungherei troppo), mi ha colpito il fatto che il comunicato attribuisca all’assessore la volontà di attribuire le somme regionali aggiuntive (?) alle lingue diverse dal sardo, cioè al gallurese (lingua del suo territorio), turritano e lìgure. Capite? L’assessore introduce una sorta di discrimine negativo tra la lingua propria della Sardegna e le minoranze interne introducendo un elemento chiarissimo di polemica, negazione e contrarietà (se non odio territoriale) alla lingua sarda. Fatto salvo il diritto delle lingue alloglotte alla parità (mai negata peraltro), non credo ci sia molto da aggiungere, se non, nel giorno del centenario del Psd’az, chiedere come un comportamento di questo genere (anti sardo e anti nazionale) possa essere tollerato in giunta da anni.»
«Pertanto, l’unico augurio che mi sento di fare ai sardisti di governo è che non facciano un nuovo buco nell’acqua sulla questione linguistica come fece Mario Melis negli Anni Ottanta – conclude Giuseppe Corongiu -. Promuovano un rimpasto, si prendano quell’assessorato strategico e ci mettano una sardista o un sardista consapevole della storia del movimento linguistico da Simon Mossa in poi. Solo così saranno all’altezza di una nobile storia di un popolo e non solo di un apparato di potere trasformista.»
A scriverlo è lo studioso di lingua sarda Giuseppe Corongiu che, in un post su Facebook aggiunge: «Ora, lasciando perdere che la spesa storica del servizio lingua si aggirava da sempre sui 3 milioni (e quindi ne manca uno all’appello) e che la comunicazione non è trasparente sul fine dell’intervento (mi dilungherei troppo), mi ha colpito il fatto che il comunicato attribuisca all’assessore la volontà di attribuire le somme regionali aggiuntive (?) alle lingue diverse dal sardo, cioè al gallurese (lingua del suo territorio), turritano e lìgure. Capite? L’assessore introduce una sorta di discrimine negativo tra la lingua propria della Sardegna e le minoranze interne introducendo un elemento chiarissimo di polemica, negazione e contrarietà (se non odio territoriale) alla lingua sarda. Fatto salvo il diritto delle lingue alloglotte alla parità (mai negata peraltro), non credo ci sia molto da aggiungere, se non, nel giorno del centenario del Psd’az, chiedere come un comportamento di questo genere (anti sardo e anti nazionale) possa essere tollerato in giunta da anni.»
«Pertanto, l’unico augurio che mi sento di fare ai sardisti di governo è che non facciano un nuovo buco nell’acqua sulla questione linguistica come fece Mario Melis negli Anni Ottanta – conclude Giuseppe Corongiu -. Promuovano un rimpasto, si prendano quell’assessorato strategico e ci mettano una sardista o un sardista consapevole della storia del movimento linguistico da Simon Mossa in poi. Solo così saranno all’altezza di una nobile storia di un popolo e non solo di un apparato di potere trasformista.»
Antonio Caria