Ultimi due giorni di proiezioni al Cityplex Moderno per la terza edizione di Asincronie. Il festival del cinema documentario e della fotografia organizzato dal collettivo di filmmaker e fotografi 4Caniperstrada si chiude con un omaggio a Pier Paolo Pasolini nel centenario della nascita e la visione del suo documentario più famoso “Comizi d’amore”, oggi alle 21.30, e con la proiezione di “Looking for horses” di Stefan Pavlovic (martedì, stesso orario). Entrambi i film sono a ingresso gratuito.
Ad introdurre “Comizi d’amore”, lunedì, sarà Antonello Zanda, direttore della Cineteca Sarda – Società Umanitaria. Nel film, girato nel 1964 e restaurato nel 2020 dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Compass Film e Istituto Luce Cinecittà, Pasolini percorre l’Italia dal sud al nord, interrogando ogni classe e tipologia d’italiano su un argomento all’epoca tabù. Pungolati, sollecitati e provocati da un intervistatore mai neutrale, uomini e donne di tutte le età rispondono restituendo l’immagine di un’Italia intrisa di pregiudizi e repressioni, talvolta gretta e oscurantista, talvolta ansiosa di un’emancipazione ancora lontana.
La visione di “Comizi d’amore” rientra nell’omaggio fatto da Asincronie a Pasolini: il festival ha proiettato anche il documentario “Manon finestra due” (1956), scritto da Pasolini per la regia di Ermanno Olmi, e quest’anno ha organizzato una residenza per giovani filmmaker dal titolo “Cento paia di buoi. Il metodo Pasolini”, durante la quale i partecipanti hanno interagito con gli abitanti dell’Argentiera, intervistandoli per raccoglierne punti di vista, esperienze e visioni sul futuro dell’ex borgo minerario.
“Looking for horses” del giovane regista di origini bosniache Stefan Pavlovic, in anteprima regionale al Cityplex martedì alle 21.30, è un film sul persistere delle conseguenze della guerra civile in Bosnia. È stato premiato come miglior film al “Burning Lights” di Visions du Réel nel 2021 e ha vinto il Premio speciale della giuria al Festival di Sarajevo. Durante un viaggio alla ricerca delle sue origini, il regista incontra un pescatore solitario. Zdravko si è ritirato in un lago per vivere in solitudine e ha perso l’udito durante la guerra civile in Bosnia. La macchina da presa, testimone dell’inizio di un’improbabile amicizia, sperimenta le connessioni tra linguaggio, trauma e identità.