L’archeologia dimostra a Firenze tutta la sua potenza di fascino e di seduzione turistica. I numeri dei visitatori e i report degli incontri fra operatori del settore e buyers turistici lo dimostrano. I dati del tourismA, Salone dell’archeologia e del turismo culturale, parlano chiaro: oltre 13.000 visitatori, tre giorni intensi e senza interruzioni dalle 9.00 alle 18.00 di laboratori didattici, conferenze, proposte, workshop, esposizioni nei quali i partecipanti al tourismA hanno potuto presentarsi, promuoversi, stringere contatti ed accordi, accogliere richieste e prenotazioni.
È questo ciò che accaduto in tre giorni alla Sardegna ed ai territori della Sardegna che si sono proposti in modo unitario e coordinato nello speciale spazio che la Carlo Delfino Editore allestisce per la Sardegna.
Uno spazio importante, di passaggio obbligato: oltre 100 mq espositivi nei quali l’isola si è raccontata per immagini, per il tramite di mega ledwall che hanno trasmesso immagini dedicate a tutta la Sardegna ed alle sue tradizioni, guidata dall’assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio della Regione Autonoma della Sardegna, la Fondazione Mont’e Prama con le meraviglie del Sinis, l’Unione dei Comuni della Trexenta con il suo progetto pluriennale Trexenta Experience, che tanto successo continua a registrare al tourismA, la rete dei 20 musei da nord a sud della Sardegna che hanno aderito al circuito SMART, Siti e Musei Archeologici in Rete col Territorio, l’Associazione Culturale Archeofoto Sardegna la cui opera di divulgazione da anni ha sedotto sempre più appassionati e la Casa Editrice Carlo Delfino, organizzatrice e curatrice degli allestimenti, per il decimo anno consecutivo, della presenza della Sardegna a Firenze e promotrice dal 1981, di collane tematiche di successo incentrate sull’archeologia e la storia dell’isola.
L’immagine coordinata in un allestimento di grande impatto visivo ed emotivo rafforza la percezione di unaproposta turistico-cultura decisa, qualificata ed organizzata. Le immagini catturano ed il visitatore anche più distratto è costretto a fermarsi ed ammirare la Sardegna.
L’archeologia alimenta la fantasia di curiosi e storici, di appassionati di ogni età, di lettori e viaggiatori sempre più attenti ai temi legati agli studi e alle scoperte dei mondi antichi.
Il Salone dell’archeologia e del turismo da dieci anni agevola l’incontro fra archeologia e turismo nella convinzione che l’archeologia e la storia dei territori possano essere protagoniste e generatrici di un marketing turistico dedicato a viaggiatori attenti, disciplinati, rispettosi dell’ambiente culturale, sociale, paesaggistico in cui si immergono.
La Sardegna e i territori che rinnovano la propria presenza a Firenze hanno scelto di presentarsi uniti come territorio isolano, diversi per peculiarità e specificità.
È questa la formula richiesta dai tour operator: pacchetti e itinerari turistici strutturati, originali, concorrenziali per contenuti e costi.
Quanti hanno recepito questa esigenza ed hanno lavorato per soddisfarla, possono vantare concreti successi che stimolano il prosieguo di visioni d’indirizzo che siano rispondenti alle aspettative dei mercati ed alle reali capacità di accoglienza e fornitura di servizi dei territori.
Il tourismA ha potuto vantare, in soli tre giorni di lavori e con ancora forti le eco di un Covid determinato a non andar via, oltre 13.000 visitatori da tutto il mondo, una eco nei principali media nazionali e internazionali, workshop dedicati con presenze internazionali di compratori e agenti professionisti del turismo.
Un comparto lavorativo che in una Sardegna Museo a cielo aperto, conta oltre 300 fra musei locali e siti archeologici, più di un migliaio di operatori impiegati stabilmente nelle gestione e fruizione dei beni culturali locali, diverse centinaia di operatori stagionali che supportano l’attività stabile di un terziario affidato prevalentemente a piccole realtà di gestione.
Operati culturali e musei territoriali che sono strumento veicolatore non solo di cultura, tutela e promozione dei beni identitari locali, ma anche di esperienze e possibilità di conoscenza territoriale che generano un indotto indiretto di una microeconomia diversamente inesistente. I musei territoriali sono infatti dei veri e propri infopoint turistici, specializzati nel territorio di cui si occupano, capaci di indirizzare in modo positivo chi viene a conoscere la Sardegna.
È un comparto incubatore di lavoro specie al femminile che soddisfa l’alta formazione di tanti e tante che conoscono profondamente il territorio e che possono indirizzare “nuovi consumi” in favore delle realtà locali esistenti.
L’archeologia protagonista di quest’anno è stato il grande lavoro di studio sulle domus de Janas, le misteriose case delle fate preistoriche della Sardegna. A queste misteriose ed uniche tombe ipogeiche che riproducono con tanta maestria l’ambiente domestico di un’abitazione lontana diverse migliaia di anni, è dedicato il millesimo titolo della Carlo Delfino Editore, curato dal prof. Alberto Moravetti, archeologo e decano dell’Università di Sassari per la parte scientifica cui si correda una avvincente sequenza di immagini firmate dalla maestrìa del fotografo Nicola Castangia.
In primo piano anche gli oramai celebri Giganti di Mont’e Prama, giovani eroi guerrieri di un cimitero che li celebra alle pendici di una dolce collina di palme.
Il loro mondo risale agli inizi del primo millennio avanti Cristo. Di loro si sa ancora troppo poco così come non abbastanza di quel magico scrigno di storia, baciato da una geografia che ne favorì ricchezza e cupidigie commerciali di popoli conquistatori o solo in cerca di porti amici.
Altra peculiarità sarda presente anche in una mostra fotografica sono le statue stele Menhir, esibite in mostra nello spazio espositivo – Ballatoio del Palazzo dei Congressi.
Religiosità antiche, all’esordio di un megalitismo che andrà prendendo le forme uniche e monumentali che la civiltà nuragica ha regalato in eredità ai sardi, trovano riscontri in forme e rappresentazioni similari in altre terre lontane: è la rete delle stele Menhir, nata su stimolo dell’archeologo Giorgio Murru, direttore del Menhir Museum di Laconi.
Il cuore meridionale del Campidano invece, la Trexenta, esibisce a Firenze la sua storia plurimillenaria. Ci si immerge nelle colline agricole granaio di Cartagine e di Roma e prima ancora terre privilegiate dai sardi indigeni perché lontane dalle acque malariche, fertilissime e ben difendibili.
In Trexenta si può trovare tutto: dal neolitico alle tracce spagnole ben apprezzabili in piccole chiese di borghi e campagna nelle quali pregavano i contadini asserviti ai nobili latifondisti aragonesi prima e spagnoli poi, che in queste terre andavano a trovare ristoro dai fastidi della vita cagliaritana.
Pozzi sacri, tombe dei giganti, testimonianze di una vita ed abitato rurale plurimillenario nel quale il buon cibo consola e ristora le aspettative dei viaggiatori esperienziali più esigenti che così tanto hanno gradito le proposte progettuali del progetto Trexenta Experience.