Un piccolo pezzo di storia proveniente dalla città di Tharros torna finalmente a casa. Tre tessere di un antico mosaico, prelevate dal sito alcuni decenni fa da un turista che durante una visita all’area archeologica non ha resistito ad appropriarsi del souvenir proibito sono ritornate nel loro luogo d’origine.
Rimaste per lungo tempo custodite all’interno della sua abitazione privata, nel torinese, le preziose tessere sono state trovate da un parente quando l’uomo è venuto a mancare, e immediatamente ha ritenuto di doverle restituire ai luoghi di origine.
I frammenti sono arrivati a Tharros in busta chiusa, con una lettera di accompagnamento e di scuse inviata alla biglietteria del sito archeologico.
«Stiamo gestendo le operazioni in stretta connessione con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna – ha dichiarato il presidente della Fondazione Mont’e Prama, Anthony Muroni -. Abbiamo informato e consegnato i frammenti, che verranno analizzati e speriamo possano tornare presto nell’area archeologica.»
«Provvederemo nei prossimi giorni alla verifica dei reperti – ha aggiunto la soprintendente, Monica Stochino -. È certamente un gesto importante che attesta come i cittadini inizino a capire l’importanza della tutela e il carattere collettivo del patrimonio culturale tutelato. Occorre sottolineare che i reperti archeologici estratti dal proprio contesto perdono una parte rilevante del loro valore documentale che costituisce la loro ricchezza intrinseca, siamo perciò particolarmente lieti che ogni singolo pezzo rientri nella disponibilità dello Stato. Le azioni di sensibilizzazione e valorizzazione delle istituzioni come la Fondazione Mont’e Prama e delle amministrazioni locali sono fondamentali perché maturi un sempre crescente senso di responsabilità allontanando il rischio ancora frequente della sottrazione del bene.»
Il reperto potrebbe arrivare dalle strutture disposte intorno al tofet punico, quello che fino agli anni Novanta veniva descritto dalle guide proprio come un luogo in cui si praticavano i sacrifici dei fanciulli e oggi più propriamente interpretato come un’area nella quale venivano deposti i bambini nati morti o defunti in tenerissima età, prima di avere subito un rito di passaggio. Non essendo un locale decorato da mosaici, con tutta probabilità le tessere arrivate da Torino provengono da uno degli ambienti degli edifici che erano stati costruiti attorno al tofet.
«Questo ritrovamento oltre a essere importante per l’area archeologica, in quanto restituisce una piccola parte del tesoro presente nell’antica città, ha un significato fondamentale a livello morale, perché evidenzia una crescente attenzione del cittadino nei confronti del bene culturale. Il livello di consapevolezza matura sempre di più tra i non addetti ai lavori, anche grazie alle iniziative dell’amministrazione comunale che da anni sensibilizza la cittadinanza e i turisti affinché si preservino i beni del luogo, a partire dalla preziosa sabbia di quarzo, più volte restituita a Cabras da turisti italiani e stranieri. La Fondazione ed il Comune operano costantemente con spirito di collaborazione e auspicano che questo gesto sia d’esempio per tanti affinché in maniera sempre più frequente ci si impegni a restituire i tesori locali», ha concluso Anthony Muroni.
Antonio Caria