«E’ sostanzialmente una dichiarazione di resa ciò che ha comunicato stamane la Regione in merito all’insegnamento del sardo a scuola. Dei 900mila euro previsti infatti, quasi la metà non vanno all’insegnamento vero e proprio del sardo, ma a laboratori extra curricolari (cioè pomeridiani) che già in passati erano stati scartati perché poco adatti all’apprendimento delle lingue e utilizzati dalle scuole soprattutto per attività ludiche. Per il sardo a scuola restano 500mila euro, una cifra assolutamente insufficiente, ma che comunque ricalca più o meno le disponibilità degli anni passati senza grossi passi avanti.»
Lo dichiara l’esperto di politica linguistica e scrittore Giuseppe Corongiu che aggiunge: «Si conferma dunque negativo l’andamento della politica linguistica negli ultimi anni, senza una visione, senza novità sostanziali e con la palese volontà di volare bassi per paura di disturbare l’establishment culturale contrario alla ufficializzazione della lingua sarda. Il sardo è trattato come una pluralità di dialetti folkloristici, da portare magari anche in qualche aula, ma solo in forme localistiche o ludiche che ne confermino la subalternità ad altre lingue».