È da 25 anni che gli scavi del villaggio medievale abbandonato di Geridu, a Sorso, hanno iniziato a restituire un fermo immagine di come una grande comunità rurale di oltre 1.500 persone viveva nelle campagne sarde verso il 1350.
Il sito archeologico ha ospitato una lezione degli studenti di Metodologia della Ricerca Archeologica dell’Università di Sassari. Dieci campagne di scavo del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, con il sostegno dell’Amministrazione comunale di Sorso e della Soprintendenza Archeologica di Sassari, hanno permesso di realizzare una fotografia molto dettagliata della vita del villaggio.
«Nei primi anni del Trecento, nel pieno del Medioevo, gli abitanti di Geridu vivevano non in povere case coperte con rami e paglia, ma in abitazioni coperte con tegole e costruite con solidi muri in pietra, cementati con fango e rivestiti con intonaco argilloso e la qualità delle abitazioni del villaggio rurale non era molto diversa da quella delle comuni case della città di Sassari – dichiara Marco Milanese, Ordinario di Archeologia nell’Università di Sassari, responsabile degli scavi di Geridu dal 1995 e direttore del Museo Biddas –. Anche le suppellettili presenti nelle case dei pastori e degli agricoltori di Geridu non differivano particolarmente, per qualità, da quelle presenti in città; vasellame prodotto a Pisa, a Savona, nella Penisola Iberica, ma anche in Italia Meridionale.»
Oltre a questo, per anni Geridu è stata un’aula didattica a cielo aperto, dove si è formato sul campo (o ha iniziato la propria formazione) un numero impressionante di archeologi che oggi lavorano in tante regioni italiane come archeologi professionisti, ma anche come funzionari di Soprintendenza, direttori di Musei, professori e ricercatori universitari.
Antonio Caria