Ritratti di artiste tra parole e note con “Un’ultima cosa – cinque invettive, sette donne e un funerale” di e con Concita De Gregorio, questa sera, alle 20.00, al Teatro Romano di Nora, sotto le insegne del XL Festival “La Notte dei Poeti”, organizzato dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del comune di Pula e il contributo della Fondazione di Sardegna. Sul palco insieme con la giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica e televisiva, editorialista de La Repubblica (già direttrice de L’Unità) Concita De Gregorio, la cantautrice pugliese Erica Mou (Premio della Critica – Sanremo Social 2012), che ha appena pubblicato il sesto album “Nature” (Maremadre) e che firma e interpreta dal vivo le musiche dello spettacolo, per un viaggio nelle vite spesso complicate e difficili, ma non per questo meno interessanti, e perfino istruttive e “esemplari”, di alcune importanti artiste del Novecento.
Focus su creature affascinanti e enigmatiche come Dora Maar, fotografa surrealista, poetessa e pittrice, musa di Pablo Picasso, con cui visse un amore tormentato e Amelia Rosselli, poetessa e musicista, autrice di “Impromptu” e “La libellula”, oltre alle “Variazioni belliche”, gli “Appunti sparsi e persi” e la “Serie ospedaliera”, ma anche di un “Diario ottuso” in prosa, che afferma «v’è il poeta della scoperta, quello del rinnovamento, quello dell’innovamento… [io sono un poeta] della ricerca. E quando non c’è qualcosa di assolutamente nuovo da dire, il poeta della ricerca non scrive». Carol Rama dipinge conturbanti nudi di donne, con amputazioni e protesi, letti di contenzione e sedie a rotelle, simboli erotici, poi si avvicina all’astrattismo del MAC / Movimento Arte Concreta e realizza i suoi Bricolage insieme materici e antropomorfi, con una cifra originale e sempre vagamente surreale; Maria Lai inventa i “libri cuciti” e crea installazioni come la celebre opera “Legarsi alla montagna” che rappresenta il legame tra gli abitanti di Ulassai, suo paese natale, e la natura ma anche i rapporti all’interno della comunità, come un grande atto di riconciliazione. Lisetta Carmi, pianista affermata, allieva di Alfredo They, interrompe la carriera concertistica per dedicarsi alla fotografia, realizzando preziosi reportages, come quello sulla Sardegna, accanto ai ritratti, le varie collaborazioni con giornali e riviste, le foto di scena.
«Mi sono appassionata alle parole e alle opere di alcune figure luminose del Novecento – racconta Concita De Gregorio -. Donne spesso rimaste in ombra o all’ombra di qualcuno. Ho studiato il loro lessico sino a “sentire” la loro voce, quasi che le avessi di fronte e potessi parlare con loro. Ho avuto infine desiderio di rendere loro giustizia. Attraverso la scrittura, naturalmente, non conosco altro modo.»
“Un’ultima cosa – cinque invettive, sette donne e un funerale” è quindi un omaggio a cinque “antenate”, cinque figure emblematiche che, ciascuna a suo modo, attraverso la propria personalità e la propria poetica, il talento e l’inventiva, con una cifra peculiare, ha lasciato un segno forte e riconoscibile nella cultura italiana e europea del ventesimo secolo, facendo dell’espressione artistica un’esercizio di libertà. Un’occasione per ritrovare la loro voce, e incontrarle, idealmente riunite sul palco, testimoni di un’epoca e artefici, almeno in parte, del loro destino contro pregiudizi e convenzioni sociali, coraggiose e perfino temerarie ma anche fragili e vulnerabili, piene di fuoco e di passione, disposte (e talvolta costrette) a pagare un prezzo altissimo pur di non rinunciare alla propria vocazione.
«La galleria delle orazioni si apre con quella di Dora Maar, la donna che piange dei quadri di Picasso, che mi accompagna sin da bambina – rivela l’autrice -. Poi sono venute Amelia Rosselli, poeta della mia adolescenza. Carol Rama e la sua ossessione artistica per il sesso motore di vita, l’anticonformista che mi ha accompagnata nella giovane età adulta. Maria Lai che ha ricamato libri e tenuto insieme, coi suoi fili dorati, persone, paesi e montagne: la maturità. Infine, Lisetta Carmi, che mi ha aperto le porte di casa sua e reso privilegio della sua compagnia, delle sue parole, della sua saggezza. A queste cinque donne è dedicata un’orazione funebre, immaginando che siano loro stesse a parlare ai propri funerali per raccontare chi sono. Invettive, perché le parole e le intenzioni sono veementi e risarcitorie. Ho usato per comporre i testi soltanto le loro parole – parole che hanno effettivamente pronunciato o scritto in vita – e in qualche raro caso parole che altri, chi le ha amate o odiate, hanno scritto di loro.»
Foto di copertina di Piergiorgio Pirrone