Su manizu de sa peràula, nella poesia di Vincenzo Mura, è lavorio creativo e fatica elaborativa nell’attenzione al personale e al versante sociale che ha maturato, con senso politico-ideologico, e realizzato anche nella pratica attiva di amministratore della res pubblica.
La voce di Vincenzo Mura, in limba del Logudoro e attinta con genuinità e freschezza nella natia Pattada, è distinguibile per il timbro di radice e identità che esalta, all’interno e nei lieviti della grande cultura lirica sarda, e la proietta in orizzonti di rilevanza universale. Le considerazioni in versi sono il frutto elaborato di analisi e conoscenze umane e culturali; una poetica di sfida che trae dal vissuto e prospetta una costruttiva coscienza comune di sviluppo, nel percorso di elevazione e dignità umana.
L’ampia produzione di poeta bilingue, oltre che di romanziere in limba con Su deus isculzu, non è certo autoreferenziale ma dimostra la capacità di parlare di altri mondi; sa riflettere e interpretare gli accadimenti umani da partecipe creatore del senso sociale, con sensibilità politica attenta al tempo e rievoca una poetica costruita nell’impegno attivo militante e ideologico, inteso nel miglior senso e idea del termine; insomma, una letteratura che attinge alla sfera di radicati ideali per abbattere barriere.
La poesia di Vincenzo Mura si accende di passioni e coglie i nuovi realismi, le trasformazioni, le evoluzioni del linguaggio – espressivo e significante – per formulare emozioni e sentimenti con contenuti di ampio respiro sociale. È un’inconfondibile voce lirica, profondamente segnata da contemporaneità e da un dettato di bellezza e forza dei versi che si connotano per la ricchezza dello straordinario repertorio linguistico, patrimonio fonetico-lessicale nobilitato e appropriato in composizioni armoniose e di valenza nei messaggi.
Il poeta, “dai trascorsi politici nelle file del Partito Comunista Italiano”, vive poeticamente le tante illusioni che col tempo si trasformano in occasioni perse e vere utopie, vanificate anche nelle speranze delle nuove generazioni. E allora Mura è custode di sogni e sconfina in fantasie; traccia un nuovo senso e limite nella poetica, da scoprire attraverso la lettura e l’ininterrotta interrogazione della corrispondenza tra lo scritto e il vissuto.
Vincenzo Mura poeta, come accade solamente ai grandi, si presta a molteplici letture-interpretazioni ed intrecci possibili che delineano un cammino da condividere nella peculiare concretezza letteraria. Attraverso la parola, e il verseggiare ne è espressione con ruolo etico, scorrono le memorie, le emozioni e le diverse esperienze umane che hanno delineato il virtuoso e personale percorso esistenziale.
Il poetare del maturo autore – così pure nell’ultima silloge lirica in italiano Utopie… e altro ancora (Soter editrice, Villanova Monteleone, 2023), con la mirabile prefazione di Giovanni Fiori, e che verrà presentata a Pattada il 16 marzo 2024 – delinea una narrazione poetica dai tratti personali, collettivi e nel segno della irrinunciabile gramsciana chiamata all’impegno intellettuale, nell’autenticità dei valori democratici.
*Vincenzo Mura, classe 1935, vive a Sassari. Coltiva la scrittura fin da giovanissimo. È degli anni Cinquanta l’esordio narrativo e collaborativo pubblicistico per diversi giornali sardi e nazionali, tra gli altri per la Nuova Sardegna e le corrispondenze al Gazzettino Sardo (Rai). Politicamente è stato impegnato a Sassari come amministratore comunale e provinciale, con diversi incarichi assessoriali.
Ha pubblicato, oltre alla narrazione in sardo Su deus isculzu (Edizioni Condaghes, Cagliari, 2002), i romanzi Il ballo del sole (Biblioteca Internazionale Editrice, Firenze, 1967), La stagione delle mantidi (Edizioni Castello,Cagliari, 1996), La rivolta dei gigantinani (Edizioni Castello, Cagliari, 1999) e le raccolte liriche Poesias sèberas (Edes, Sassari, 2010) e Dies e fozas (Edes. Sassari 2017), rispettivamente con prefazioni di Giovanni Fiori e di Salvatore Patatu.
Cristoforo Puddu
Cristoforo Puddu