È apparsa provata ma sorridente per il grande calore ricevuto dal pubblico sardo. Violante Matos, figlia del grande scrittore portoghese José Saramago, in collegamento video dalla sua casa di Madera si è detta profondamente colpita dall’affetto dimostrato, e dispiaciuta di non poter essere presente di persona, a Cagliari, come ospite della VII edizione del Festival Premio Emilio Lussu, a causa di problemi di salute di un suo familiare.
Per quarantacinque minuti in diretta streaming Violante Matos ha toccato numerose tematiche, in un confronto con Daniela Marcheschi e Luisa Marínho Antunes, che ha tradotto i dialoghi dal portoghese all’italiano. A partire dai concetti espressi in un libro paradigmatico come “Cecità”, Violante ha descritto suo padre fondamentalmente come un filosofo, che trovava nella letteratura la modalità espressiva per trasmettere il suo messaggio: «Era un pensatore che ha trovato nella scrittura la forma per comunicare i suoi pensieri e le sue preoccupazioni».
Preoccupazioni essenziali come quelle sui diritti umani, che in questa pubblicazione vedevano un’opera profondamente attuale, «potente metafora per descrivere il momento nero e complicato che stiamo vivendo, nonostante il testo sia stato scritto negli anni Novanta».
Negli scritti di Saramago è chiarissima l’impronta civile e politica. All’interno del libro i personaggi restano vittime di cecità, ed è questa l’immagine evocativa dei nostri tempi. Tempi in cui le persone sembrano non vedere ciò che succede intorno a loro, mentre qualcosa di grande e terribile accade nella vita pubblica.
E se tutti i romanzi dello scrittore, Premio Nobel per la Letteratura nel 1998, iniziano col narrare una situazione del passato, il loro orientamento è profondamente rivolto al futuro: «Proprio questo traduce in fondo quello che credo sia stata la grande preoccupazione di mio padre – ha affermato Violante – quella di fare della scrittura un luogo dove un suo pensiero filosofico sull’uomo, sul mondo e sulla società potesse essere trasmesso. Era una preoccupazione sulla società umana alla quale apparteneva e su quella che voleva costruire».
Violante ha affermato di non voler consigliare quali libri leggere di suo padre, “però tra tutti, quello che può maggiormente sintetizzare il suo messaggio è il discorso fatto a Stoccolma durante la cerimonia del Nobel, dove è evidenziata la mancanza di rispetto dei diritti umani e l’inesistenza concreta e seria di una democrazia: «Perché i poteri democratici sono stati presi d’assalto da poteri economici e finanziari non eletti. Tutto questo disturba i procedimenti democratici».
Poi un excursus finale sullo studio dei testi religiosi da parte di un uomo certamente non credente, dai quali attingere elementi per introdurre la lotta che il bene, tramite i suoi valori, può intraprendere ogni giorno per vincere sul male. E quindi un ritorno immancabile al tema della Cecità: «Perché se è tanto difficile seguire la via del bene, altrettanto difficile è eliminare le cecità collettive che troviamo nel nostro mondo». Violante ha quindi salutato il pubblico sardo con l’auspicio di essere presente nell’isola nella prossima edizione.
La serata è stata anche l’occasione per presentare il libro “Le malizie delle donne” (Marietti 1820, 2021), un volume sulle malizie e le virtù femminili che l’autrice Luisa Marínho Antunes, ha affermato essere ispirato anche ad alcuni principi appresi dalla stessa Violante, prima di lei deputata al Parlamento portoghese.
In chiusura è stata presentata la rivista letteraria ef artistica FuoriAsse (Cooperativa Letteraria, 2021), con l’intervento della direttrice Caterina Arcangelo, in compagnia di Mario Greco, Daniela Marcheschi, Guido Conti, Luisa Marínho Antunes, Alessandro Macis, Elisabetta Randaccio e Patrizia Masala.
È una rivista multidisciplinare con un comitato scientifico di livello internazionale, che contiene diverse rubriche su svariate tematiche, ad esempio quello della Pietas, e molto spazio offre alla questione meridionale. Il prossimo numero uscirà nel mese di gennaio sul tema del Dono.