Per la rubrica “A colloquio con…”, abbiamo posto alcune domande al presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu.
Lei è presidente di Coldiretti Sardegna: un bilancio, sino a questo momento, delle vostre iniziative.
«Sicuramente quelle che promuoviamo attraverso Campagna Amica ed i nostri 30 mercati settimanali che abbiamo in tutta la Regione sono quelle che ci stanno dando le maggiori soddisfazioni. Penso a quelle dell’ultimo anno come la “spesa sospesa contadina” che ci vede in prima linea nel dare il nostro contributo con la collaborazione dei clienti e delle aziende agricole alle famiglie indigenti che purtroppo con la pandemia sono cresciute. O a quelle sulla educazione alimentare piuttosto che sulla sostenibilità ambientale. Come iniziativa sindacale quella più proficua è stata sicuramente quella del 1 agosto 2019 a Cagliari, quando abbiamo rappresentato il funerale dell’agricoltura, per sottolineare che il comparto è soffocato dalla burocrazia. Quella manifestazione ha consentito di avere un quadro reale sull’andamento dei pagamenti comunicati alle aziende agricole. Ogni due mesi, la task force nata per governare i gravi ritardi nei pagamenti, ci fornisce il quadro reale sulle diverse misure consentendoci da una parte di poter dare il nostro contributo su eventuali criticità e dall’altra di informare i nostri soci.»
Anche l’agricoltura e la pastorizia hanno risentito, e non poco, dell’emergenza. Allo stato attuale, com’ è la situazione del comparto?
«La pandemia ha cambiato e sta cambiando il mondo ed ha investito anche l’agricoltura. L’apertura a singhiozzo del settore della ristorazione ci ha penalizzato direttamente con gli agriturismi e indirettamente per il minor consumo di cibo. Sicuramente alcuni settori hanno subito più danni di altri, come i già citati agriturismo, piuttosto che il settore del vino, dei suini o ancora quello florovivaismo che ha visto annullare quasi tutte le cerimonie (matrimoni, cresime, funerali…). In alcuni casi inoltre la grave crisi economica che ne è scaturita sta condizionando anche i prezzi abbassandoli, senza contare le speculazioni che sono sempre in agguato. Sono stati attuati diversi interventi, sui settori più colpiti dalla pandemia, per ristorare in parte le perdite subite dalle aziende. Alcuni sono già stati erogati altri sono in arrivo, speriamo al più presto.»
Vertenza latte: tutto risolto?
«È una vertenza storica ancora irrisolta. In questo momento tutto tace perché il prezzo del Pecorino romano ha raggiunto quote oltre gli 8.20 – 8.30 euro/kg e anche la remunerazione del latte è dignitosa. Ma proprio questo è il momento di programmare e fare delle scelte. Purtroppo però gli interventi strutturali che possono dare un minimo di stabilità al comparto ancora non ci sono stati. In questo modo, come ci insegna la storia, purtroppo il mercato continuerà ad oscillare e ai trend positivi seguiranno quelli negativi dove a pagare maggiormente saranno i pastori. Da anni, e lo abbiamo riproposto durante i mesi infuocati delle proteste di febbraio 2019, abbiamo presentato la proposta del Consorzio di Secondo livello che aggreghi tutte le cooperative (parte oggi disaggregata ma che rappresenta oltre il 60 per cento del latte) con la guida di un unico manager che si occupi di coordinare le vendite, consentendo di allargare i mercati e stabilire un prezzo minimo. Questa proposta, anche se non risolutiva di tutti i problemi, porterebbe degli effetti positivi su tutta la filiera. Nel frattempo, e di questo bisogna darne atto, l’impegno preso durante le proteste del 2019, dei 14 milioni di euro del ministero dell’Interno sono stati investiti per l’acquisto di pecorino romano nel bando indigenti. Ma ripeto per cercare di risolvere il problema e non solo tamponarlo servono interventi strutturali.»
Lei è anche presidente del Contas e una delle vostre battaglie è quella per il contrasto alle cosiddette “Carni Finte”. A che punto è la situazione?
«Ogni anno, soprattutto nei momenti di maggior consumo di carne, assistiamo a degli attacchi e a della campagne contro il consumo della carne. Noi rispettiamo tutti ma spesso gli attacchi si basano su argomentazioni false, le cosiddette fake news, come quando qualche anno fa si utilizzo strumentalmente un rapporto Oms eseguito su scala globale su abitudini alimentari molto diverse da quelle italiane, equiparando gli italiani agli statunitensi anche se consumiamo il 60% di carne in meno: 78 kg a testa da noi, 125 a persona negli Stati Uniti, 120 in Australia. Tra l’altro anche i metodi di allevamento degli animali sono diversi da Paese a Paese. l nostri agnelli, per esempio, si nutrono con il solo latte delle madri allevate allo stato brado, come da disciplinare. Se consumata con criterio, come tutti gli alimenti del resto, la carne non solo non fa male ma anzi apporta dei benefici come dimostrano diversi studi scientifici. Non a caso la carne di agnello è consigliata dai pediatri per i bambini appena svezzati cosi come per gli anziani. Cosi come è un furto di identità definire carne qualcosa che non arriva dal mondo animale. E’ una strategia di marketing che rischia di indurre i consumatori a pensare che questi prodotti siano dei sostituti, per gusto e valori nutrizionali, della carne e dei prodotti a base di carne. Dall’altra però notiamo che i consumatori sono sempre più attenti e consapevoli nell’acquisto dei prodotti da portare a tavola, sono attenti all’origine e alla qualità.»
L’agricoltura sarda ha subito grosse perdite anche a causa delle abbondanti precipitazioni delle scorse settimane. Il vostro appello alla Regione?
«Gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura sono sempre più pesanti. Assistiamo ad eventi sempre più estremi e sempre più continui: passiamo da piogge abbondanti e per lunghi periodi come recentemente, a lunghe siccità, gelate o caldo fuori stagione. Le conseguenze sono perdite importanti. I due mesi di pioggia di questo inverno hanno allagando i campi creando l’asfissia radicale delle ortive ma anche degli agrumi, cosi come hanno costretto i cerealicoltori a seminare in forte ritardo o a desistere dal farlo. In alcuni casi gli effetti dei cambiamenti climatici si possono prevenire con la pulizia per tempo dei canali in altri casi alcune colture sono assicurabili. Ma occorre la collaborazione di tutti, perché è altrettanto necessario far arrivare per tempo i denari per abbattere i costi delle assicurazioni che altrimenti rischiano di far saltare il sistema assicurativo. Su questo fronte si sta lavorando per estendere le assicurazioni a tutte le colture e per abbatterne i costi delle assicurazioni stesse cosi come c’è l’ipotesi di dar vita ad un unico Consorzio di difesa sempre per contenere i costi.»
Antonio Caria