«E’ per lo meno difficile che con una pensione media mensile pari a € 771,62 – circa 154 euro in meno rispetto alla media nazionale – che quasi 475mila pensionati sardi, cioè un quarto della popolazione isolana , possano contribuire ad aumentare il livello dei consumi e far crescere quindi l’economia della Sardegna. E’ risaputo che migliaia di pensionati hanno fatto enormi sacrifici in questi anni di crisi per «salvare» figli e nipoti in gravi difficoltà economiche.»
Alberto Farina, segretario generale della FNP Sardegna, ha mobilitato delegati e iscritti alla Federazione pensionati Cisl per la manifestazione di sabato 4 dicembre a Cagliari promossa dalle Confederazioni regionali Cgil Cisl Uil contro la manovra di bilancio presentata dal governo-Draghi.
«I pensionati sardi sono tra i più penalizzati in Italia. L’importo medio mensile delle pensioni in Sardegna è molto più basso rispetto al dato nazionale – dice Alberto Farina – sia a causa della maggiore incidenza delle pensioni assistenziali (circa 160mila in Sardegna), notoriamente di importo inferiore a quelle previdenziali, sia per le minori retribuzioni dei nostri lavoratori, che poi sfociano in pensioni di importo meno rilevante. A questo si deve aggiungere l’alto costo di alcuni servizi essenziali: energia (bombola del gas da cucina, riscaldamento, etc.) che comporta oneri aggiuntivi per almeno 700 euro/anno; trasporti, accessibilità ai servizi, continuità e completezza dei servizi socio assistenziali, spese sanitarie per visite specialistiche. La qualità della vita per molti pensionati sardi è gravemente compromessa e caratterizzata da rinunce.»
«Lo stato non può continuare a penalizzare, dal punto di vista del carico fiscale, i “soliti noti”: cioè lavoratori e pensionati. Sono i ceti medi e popolari – aggiunge Alberto Farina – che contribuiscono per l’85 per cento alle entrate dell’erario. Gli 8 miliardi per il fisco devono essere concentrati sui redditi da lavoro e pensione. L’inflazione sale e si abbatte sui ceti più deboli, serve subito una nuova politica dei redditi e delle tariffe.»
Per Alberto Farina il Paese e la Sardegna in particolare hanno urgente bisogno di rafforzare le protezioni sociali. Sono aumentate nella proposta di bilancio governativa le risorse per la non autosufficienza, arrivate a 850 milioni; ma per una riforma come si deve c’è bisogno di 1 miliardo e 200 milioni.
«Per quanto riguarda la sanità, la pandemia l’ha dimostrato ,la Sardegna ha necessità – conclude Farina – di reclutare personale non a tempo determinato o con contratti di collaborazione o di lavoro autonomo, ma inquadrato negli organici e stabilizzato; di strutture sanitarie e socio-sanitarie proporzionate alle necessità; di potenziare le misure per il territorio; di interventi mirati a contrastare il fenomeno della mobilità sanitaria.»