Ristrutturare la villetta al mare o la casa in condominio in città, applicando un bel cappotto termico, aggiungendo i pannelli solari e fotovoltaici sul tetto e cambiando gli infissi, per far diventare tutto energeticamente efficiente, senza tirare fuori un euro grazie ai fondi stanziati dallo Stato, con il supporto delle banche.
E’ questo il sogno di tutti gli italiani nel 2020. Per molti, presto, questo desiderio potrebbe trasformarsi in realtà, per altri rimarrà solo un semplice miraggio perché sul Superbonus 110% sono tante, troppe, ancora le incertezze. A partire dalla burocrazia, e la totale assunzione di responsabilità finanziaria, che fa storcere il naso in primis alle imprese e ai tecnici che con loro lavorano. E per sciogliere dubbi di certo non basterà leggere, e applicare, i decreti su “Requisiti tecnici” e “Asseverazioni”, pubblicati 2 giorni fa.
Basti pensare che se un piccolo immobile da ristrutturare avesse tutti i documenti in ordine, ovvero nessuna difformità esterna o esterna, gli atti da presentare per la cessione del credito verso gli Istituti sarebbero circa 36. Al contrario, se un medio condominio dovesse presentare irregolarità o se gli ingegneri, gli architetti e i geometri dovessero provvedere a “ricostruire” o ricercare documenti mancanti, gli interventi da parte dei tecnici potrebbero arrivare anche a 90. Senza pensare alle polizze assicurative da produrre insieme all’asseverazione.
«Siamo d’accordo che quando i soldi li mette lo Stato, tutto deve essere più che in regola – commenta Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Edilizia Sardegna – però subissare i tecnici e le Imprese con questa tale quantità di burocrazia, ci sembra francamente esagerato in un periodo dove c’è necessità di snellezza e rapidità.»
Senza contare come il “110%” sia in fase di evoluzione, e quindi in costante modifica, giorno dopo giorno, con passaggi che cambiano, norme che vengono interpretate e scadenze che dovrebbero allungarsi consentendo maggior tempo per fruire del bonus.
Oltre a tutto questo c’è poi il rischio dato dai controlli postumi dell’Agenzia delle Entrate: l’Ente, infatti, successivamente ai lavori e al finanziamento, ha 5 anni per verificare l’idoneità dell’intervento. Quindi, se le pratiche non vengono redatte bene, c’è il rischio di una stangata a scoppio ritardato ovvero, se qualcosa dovesse andare storto, cittadini, tecnici e commercialisti si potrebbero trovare nella condizione di dover restituire le somme ricevute e già investite.
«Questa del 110% è una misura importante, se non fondamentale, per l’artigianato sardo delle costruzioni – aggiunge Giacomo Meloni – una delle poche previste nei vari decreti, che esce dalle logiche dell’assistenzialismo. Auspico dia vita ad un incremento delle commesse al quale dovrà corrispondere prontezza ed adeguatezza di risposta da parte delle nostre imprese. Positive anche le ulteriori aperture allo sfruttamento del Superbonus ottenute in sede di conversione del decreto rilancio. Speriamo poi che la domanda non venga penalizzata da questa burocrazia, che potrebbe ridurre la “potenza di fuoco” del provvedimento già limitata rispetto alle sfide, straordinarie e senza precedenti, poste dalla crisi Covid-19. Abbiamo tante richieste, e siamo pronti a soddisfarle tutte, ma è necessario che le imprese e tecnici studino a fondo, e con calma, le norme, per evitare errori che poi potrebbero portare gravi conseguenze dal punto di vista fiscale e, conseguentemente, finanziario.»
«E’ certamente una misura migliorabile – prosegue il Presidente dei costruttori edili artigiani – ad esempio il credito d’imposta non utilizzato nell’anno di competenza, andrà perso. Quindi un credito acquisito verso fine anno da una impresa edile potrebbe non poter essere sfruttato integralmente. Altro aspetto inatteso e frenante è la limitazione ai soli edifici residenziali indicata nella propria circolare di agosto dall’Agenzia delle Entrate. Ancora, sempre in caso di cessione del credito da parte del cliente all’impresa esecutrice, lo stesso è utilizzabile dall’anno successivo al sostenimento della spesa. Questo dilata i tempi dei ritorni economici imponendo di conseguenza, la richiesta di un prestito bancario. E’ bene non sottovalutare l’importanza della novità della possibile cessione del credito/sconto in fattura anche sui lavori diversi da quelli del 110% come, ad esempio, la manutenzione straordinaria (es rifacimento del bagno). Il principio da salvaguardare, comunque, è che l’’artigiano riceva il giusto corrispettivo per un lavoro realizzato a regola d’arte. Nei tempi e nei modi pattuiti con il committente. Evitando di rimetterci perché inevitabilmente coinvolto nel vortice del mercato dei crediti d’imposta che questo meccanismo potrebbe innescare.»
Nel frattempo i telefoni degli uffici di Confartigianato di tutta la Sardegna, continuano a squillare per avere informazioni sul Superbonus, che nei desideri anche dei sardi ha spazzato, quasi totalmente, il bonus facciate e gli altri bonus ristrutturazioni o risparmio energetico. L’interesse dei cittadini denota anche lo stato della vetustà del patrimonio immobiliare sardo.
Un dossier di 3 anni fa, realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, sull’età e lo stato di 512.310 edifici nell’Isola (case unifamiliari, ville, villette, case a schiera, palazzine, condomini anche con attività economiche al piano strada) dimostrava come ben 322.515 unità fossero edificate prima del 1981 e solo 189.795 dopo l’81. Dall’indagine risultò anche come il 17% degli immobili presi in considerazione (87.262 edifici) versava in pessime o cattive condizioni, ponendo l’isola al 6° posto in Italia tra le regioni con un patrimonio immobiliare vetusto, classifica che al non invidiabile primo posto vedeva la Calabria con una situazione mediocre-pessima per il 26,8% delle case mentre la media nazionale è del 16,8%. Dall’altra parte ben 425.044 risultarono in condizioni “non critiche”. Le case più vecchie e malandate si trovavano a Sassari (il 19% in condizioni pessime o mediocri); seguiva l’Ogliastra con il 18,1%, Oristano con 17,9%, Medio Campidano con il 17,8%, Cagliari con il 16,8%, Carbonia-Iglesias con il 16,5%. Le più nuove a Olbia-Tempio con una percentuale di anzianità solo del 13,9%.
«Avviare la riqualificazione di un patrimonio di oltre 300mila abitazioni con oltre 40 anni (circa il 64% del mezzo milione totale esistente in Sardegna, che diventerà il 73% tra 10 anni) – rimarca Giacomo Meloni – è una sfida e una grande opportunità; questi edifici, infatti, sono stati costruiti tra il 1961 e il 1991 e quindi prima dell’avvento della Legge 10/1991, vera prima norma sull’efficienza energetica.»
Questo obiettivo si può realizzare grazie al super bonus 110% che, secondo le stime di Confartigianato Sardegna, sui dati della relazione tecnica al provvedimento, potrebbe mobilitare nell’Isola, sino al 2026, risorse per quasi 600milioni di euro.
Uno dei punti cruciali del bonus è che, per adesso, la sua scadenza è al 31 dicembre del prossimo anno. «A livello nazionale abbiamo chiesto la proroga almeno fino al 2023, per consentire gli interventi con tempi un po’ più dilatati ma pochi giorni è arrivato fa l’annuncio del Ministro Patuanelli che ha dichiarato che il Superbonus diventerà strutturale. Questa è una eventualità che sottoscriviamo in pieno e che da tempo chiediamo a patto che, però, vengano resi strutturali anche gli altri interventi come i bonus ristrutturazioni, risparmio energetico, mobili, verde e facciate – conclude il Presidente – abbiamo necessità che anche questi diventino stabili: primo perché sono i privati che ci mettono i soldi, poi perché sono strumenti molto più agili e con burocrazia ridotta al minimo. Ed è per questo che funzionano in maniera eccellente da quasi 20 anni».