Anche gli allevatori di Arborea uniscono le forze e consegnano le chiavi delle aziende al sindaco a causa del caro prezzi. Il grido di dolore arriva dagli allevatori della patria del latte vaccino che con il prezzo dell’oro bianco inchiodato a 34 centesimi al litro, viene sottolineato, non riescono a pagare le spese per produrlo. Troppi i rincari della materie prime, dal mangime che ha fatto lievitare di 5 centesimi i costi di produzione al litro di latte, all’energia elettrica (+400%), al gasolio (+60%).
Per questo 50 allevatori, in rappresentanza di tutta la comunità, hanno spento i trattori lasciandoli parcheggiati davanti al Comune.
“Non ce la facciamo, siamo allo stremo – dice a nome dei colleghi Giancarlo Capraro presidente Coldiretti Arborea -. Siamo costretti a spegnere i trattori e con essi le stalle e consegnare le chiavi al sindaco perché non abbiamo più le forze economiche per metterla in moto, non abbiamo i soldi per alimentarla. La situazione è davvero insostenibile. I rincari sono a senso unico, sole alla voce costi mentre per quella entrate siamo fermi da quattro anni a 34 centesimi al litro di latte (anzi negli anni scorsi è arrivato anche a 35 centesimi). È chiaro che se prima raschiavamo il barile adesso, con questi rincari, stiamo lavorando in perdita, i costi di produzione sono più alti di quelli di vendita.”
Quella degli allevatori è una protesta pacifica “siamo consci che la situazione è difficile per tutti e che l’aumento dei prezzi è generalizzato e investe tutta la società – precisa l’allevatore Bruno Pettucco – . Per questo non vogliamo dare fastidio a nessuno ma dobbiamo denunciare che di questo passo siamo costretti a chiudere”.
La voce di protesta è accompagnata da proposte indirizzate sia alle Istituzioni che alla Grande distribuzione che gestisce il loro latte nell’ultimo e fondamentale anello della filiera, quello decisivo.
“Ognuna delle chiavi rimesse nelle mani dell’Amministrazione comunale – dichiara la sindaca, Manuela Pintus – porta con sé richieste di aiuto, l’impotenza nel fronteggiare fenomeni globali che non possono essere neutralizzati dalla singola gestione aziendale, e la grande sofferenza di tanti padri e madri di famiglia, imprenditori giovani e meno giovani, operai, produttori di latte, di ortaggi, operatori della logistica, distribuzione e trasformazione ma anche professionisti e imprese che lavorano nel grande indotto del settore agricolo e zootecnico.”
Antonio Caria