Battista Cualbu, 55 anni, è stato confermato alla guida del Consorzio Agnello di Sardegna Igp. A coadiuvarlo ci saranno Mariafrancesca Serra di Usellus, Leonardo Salis, Roberto Tuveri, Tonino Cera, Francesco Pala (tutti in rappresentanza degli allevatori), Francesco Forma ed Antonello Milia per i macellatori e Felice Contu per i porzionatori.
Per Battista Cualbu si tratta di una conferma che arriva dopo sei anni (la prima elezione avvenne nell’ottobre del 2015) in cui il Consorzio ha registrato una crescita esponenziale sia in soci che in capi certificati
«Proseguiremo nella strada tracciata negli ultimi sei anni con un consiglio espressione di tutte le organizzazioni agricole – ha dichiarato Battista Cualbu -. Il lavoro di questi anni è certificato dai numeri e dal frutto di un lavoro di rete e di sinergie con tante realtà: istituzioni, scuole, mondo associazionistico e gli altri Consorzi Igp.»
Secondo i dati forniti dal Consorzio, nel 2021, nonostante le difficoltà della blue tongue, si registrano nuovi numeri record con crescita sia delle certificazioni che del prezzo, numeri che di solito per le leggi del mercato sono diametralmente opposti: alla crescita del primo scende il secondo e viceversa. Si registra invece a novembre il raddoppio delle certificazione con un aumento significativo del numero di agnelli certificati con + 20% rispetto al 2020 (101mila 900 capi rispetto agli 85mila 434 del 2020) ed un + 70% rispetto al novembre 2019 (quanto i capi certificati furono 60mila 126). Crescita del numero dei capi certificati accompagnato da un aumento del prezzo di quasi il 25%: dai 3,98 euro al kg (peso vivo) pagati al pastore nel novembre 2020 ai 4,95, in media, pagati quest’anno nello stesso mese (dati Ismea).
«Risultati ottenuti anche grazie al grande lavoro di vigilanza che abbiamo intensificato sensibilmente – conclude Battista Cualbu – che ci vede collaborare pure con gli altri Consorzi Igp dell’agnello del Centro Italia e dell’Abbacchio Romano. La tutela del marchio è fondamentale e per questo l’appello è sempre rivolto agli allevatori che non certificano: tutti insieme siamo più forti.»
Per Battista Cualbu si tratta di una conferma che arriva dopo sei anni (la prima elezione avvenne nell’ottobre del 2015) in cui il Consorzio ha registrato una crescita esponenziale sia in soci che in capi certificati
«Proseguiremo nella strada tracciata negli ultimi sei anni con un consiglio espressione di tutte le organizzazioni agricole – ha dichiarato Battista Cualbu -. Il lavoro di questi anni è certificato dai numeri e dal frutto di un lavoro di rete e di sinergie con tante realtà: istituzioni, scuole, mondo associazionistico e gli altri Consorzi Igp.»
Secondo i dati forniti dal Consorzio, nel 2021, nonostante le difficoltà della blue tongue, si registrano nuovi numeri record con crescita sia delle certificazioni che del prezzo, numeri che di solito per le leggi del mercato sono diametralmente opposti: alla crescita del primo scende il secondo e viceversa. Si registra invece a novembre il raddoppio delle certificazione con un aumento significativo del numero di agnelli certificati con + 20% rispetto al 2020 (101mila 900 capi rispetto agli 85mila 434 del 2020) ed un + 70% rispetto al novembre 2019 (quanto i capi certificati furono 60mila 126). Crescita del numero dei capi certificati accompagnato da un aumento del prezzo di quasi il 25%: dai 3,98 euro al kg (peso vivo) pagati al pastore nel novembre 2020 ai 4,95, in media, pagati quest’anno nello stesso mese (dati Ismea).
«Risultati ottenuti anche grazie al grande lavoro di vigilanza che abbiamo intensificato sensibilmente – conclude Battista Cualbu – che ci vede collaborare pure con gli altri Consorzi Igp dell’agnello del Centro Italia e dell’Abbacchio Romano. La tutela del marchio è fondamentale e per questo l’appello è sempre rivolto agli allevatori che non certificano: tutti insieme siamo più forti.»
Antonio Caria