Scadrà il prossimo 31 dicembre l’obbligo di riportare in etichetta l’origine del grano della pasta. Lo ricorda Coldiretti Sardegna in occasione giornata mondiale della pasta. Una scadenza che preoccupa per una conquista fondamentale della Coldiretti per i cerealicoltori ed i consumatori. Il grano italiano – riferisce la Coldiretti – viene infatti pagato al momento circa il 20% in meno rispetto a quello importato nonostante le maggiori garanzie di sicurezza e qualità, «mentre i nostri agricoltori – ha dichiarato il presidente provinciale di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas – si trovano a subire questi aumenti che non hanno fruttato neppure un centesimo a chi produce nonostante una crescita di oltre il 60 per cento rispetto ai 27 euro al quintale con il quale lo hanno venduto e adesso anche la beffa di dover fronteggiare l’aumento esponenziale dei costi di produzione legati all’aumento senza fine dei mezzi tecnici utili alla coltivazione: gasolio e concimi, oltre al grano da seme, con il costo della semina letteralmente raddoppiati».
Eppure nell’ultimo anno in Sardegna – secondo le elaborazioni di Coldiretti Sardegna sui dati Istat – si è registrata una storica crescita degli ettari coltivati a grano duro del 14,6 per cento passando da 18mila 66 ettari del 2020 ai 20mila 696 e una crescita del 25,6 per cento della produzione, passata dai 462mila 932 quintali del 2020 ai 581mila 355 quintali di quest’anno.
«Per l’ennesima volta – ha sottolineato il presidente provinciale di Coldiretti Oristano, Giovanni Murru – assistiamo alla privatizzazione degli utili, mentre i debiti sono sempre socializzati: una visione miope che strozza il primo anello della filiera.»
Antonio Caria