«L’agitazione degli autotrasportatori sardi, che da alcuni giorni presidiano i porti dell’Isola con una protesta dovuta ai forti aumenti dei carburanti e condivisibile nel merito, sta iniziando a creare pesanti problemi al comparto agricolo regionale sia sulle merci in arrivo e sia su quelle in uscita. Gli annunciati rallentamenti dei camion stanno portando invece a dei blocchi veri e propri con i prodotti agricoli locali fermati prima dell’imbarco e rimandati indietro nelle aziende. Una situazione del genere rischia di mettere definitivamente a terra migliaia di imprese che da mesi stanno pagando una delle peggiori stagioni climatiche degli ultimi decenni. Carciofi, pomodori, asparagi e tanti altri frutti della terra stanno facendo marcia indietro verso le campagne dove saranno buttati perché andati a male. Centinaia di migliaia di euro di merci finiranno al macero dopo che gli imprenditori agricoli hanno speso fior di quattrini per la raccolta, gli incassettamenti e l’imballaggio. Ci sono necessità urgenti sul deperimento del prodotto che anche gli autotrasportatori devono capire. O le merci arrivano nel giro di pochi giorni nei banchi di vendita oppure si perde tutto. Inoltre, la mancata consegna nei centri di distribuzione della penisola porterà al pagamento di gravi sanzioni per il non rispetto degli accordi commerciali. Tutto questo si somma ancora di più al gap dell’insularità che pesa quotidianamente nei trasporti da e per la Sardegna. Siamo tutti lavoratori che stanno affrontando difficoltà immani. Non si può alimentare una lotta tra poveri, poiché anche nel comparto agricolo il gasolio è arrivato alle stelle.»
La denuncia arriva dai presidenti regionali di Confagricoltura, Paolo Mele, di Cia, Francesco Erbì, e di Copagri, Ignazio Cirronis, che nelle ultime ore stanno raccogliendo decine e decine di segnalazioni in arrivo da diversi territori regionali.
Una situazione di emergenza nei porti che ha portato le tre organizzazioni di categoria ad inviare una lettera urgente al presidente della Regione, Christian Solinas, affinché «sia assicurato il regolare flusso dei prodotti agroalimentari, in particolar modo quelli deperibili, e il raggiungimento quindi dei mercati di riferimento. Ad aggravare il quadro del comparto ortofrutticolo, già devastato nel giro di pochi mesi da siccità, forti piogge, grandinate, gelate e nuova siccità, ci sta pensando anche il vento di scirocco che sta portando alla stramaturazione diversi prodotti, mettendo in ginocchio anche l’intero mondo serricolo».
A rischio c’è inoltre il settore zootecnico sul piano della consegna dei pochi mangimi che giungono sull’Isola a causa delle limitazioni commerciali dovute alla guerra in Ucraina. «In numerose aziende le scorte sono ormai agli sgoccioli e se si impediscono gli sbarchi dei tir di granaglie migliaia di animali rischiano di morire di fame.»