Con 64.197 addetti l’occupazione artigiana sarda è tripla rispetto a quella delle corporazioni italiane, con 18.339 lavoratori, e a quelle estere, con 18.339 addetti, che nel totale registrano 40.430 dipendenti.
E’ questo ciò che emerge dal dossier sulle “Key data della cultura artigiana”, elaborata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, sugli ultimi dati Istat.
Secondo l’analisi, l’Isola mostra una netta prevalenza dell’occupazione nell’artigianato rispetto a quella dei gruppi multinazionali nazionali e stranieri. Con oltre 64mila addetti artigiani, la regione ha quasi il triplo dell’occupazione delle corporazioni italiane, con un distacco percentuale del +190,6%. Nella classifica italiana sulla predominanza dei lavoratori artigiani rispetto ai grandi gruppi, l’Isola è seconda mentre al primo posto troviamo la Calabria con +230%.
«Vi è una combinazione di fattori strutturali, culturali e normativi che contribuisce al predominio delle imprese artigiane sarde rispetto al sistema delle multinazionali – commentano Giacomo Meloni e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – le aziende di ridotte dimensioni tendono ad essere più flessibili rispetto alle grandi imprese multinazionali, si adattano alle mutevoli condizioni di mercato e alle esigenze dei clienti, rimanendo competitive anche in contesti economici incerti. Le MPI sarde svolgono un presidio di settori di grande rilevanza per l’economia sarda tra i quali ricordiamo quelli della moda, del food, dei servizi turistici e di quelli alla persona, del trasporto di merci e persone una diffusa presenza di imprese poggia su una forte cultura imprenditoriale, con una propensione al lavoro indipendente più elevata rispetto anche alla media europea.»
«Ricordiamo che le piccole imprese sopperiscono alle mancate economie di scala mediante reti di imprese – sottolinea il segretario regionale, Daniele Serra – accrescendo la loro competitività mediante la collaborazione con altre imprese. Queste reti favoriscono lo sviluppo delle MPI, creando sinergie che possono essere difficili da replicare per le multinazionali. La diffusione dell’impresa artigiana nel Mezzogiorno – conclude Daniele Serra – fa da contraltare ad un obsoleto modello di sviluppo centrato sull’insediamento della grande impresa integrata globalmente.»