Conclusa la fase elettorale per il rinnovo del Parlamento, in una fase tra le più difficili della storia del Paese e della Sardegna, con tutte le conseguenze derivanti dai quasi tre anni di pandemia e dalla guerra in Ucraina, il forte e diffuso disagio dei cittadini e delle famiglie, come pure di molte imprese, impone, non solo al prossimo Governo, ma anche alla Giunta regionale di individuare come obiettivo primario e immediato il lavoro e la lotta alle povertà. Sul disagio dei cittadini, e soprattutto delle famiglie meno abbienti e povere, peserà, infatti, ancora di più la stretta monetaria della FED (la banca centrale americana) e della banca centrale europea, che riverseranno su di loro il contenimento dell’inflazione attraverso una politica recessiva, la riduzione dei salari reali e l’aumento della disoccupazione. La lotta alle povertà e per un lavoro dignitoso rappresenta dunque una priorità ineludibile, documentata dal numero notevole delle persone e dei nuclei familiari che vivono in una condizione di povertà assoluta, relativa o di scarsa disponibilità di risorse finanziarie e materiali. Il ricorso alle prestazioni sociali rappresenta in Sardegna un indicatore importante per valutare non solo l’entità della disoccupazione nell’Isola, ma anche il livello delle difficoltà delle famiglie e della povertà, in generale, della inadeguatezza del reddito individuale e familiare per garantire una vita dignitosa.
Le domande di NASPI (NUOVA PRESTAZIONE DI ASSICURAZIONE SOCIALE PER L’IMPIEGO) presentate alla data del 7.09.2022 sono 44.476, 56.027 nuclei familiari coinvolti da gennaio ad agosto 2022 dalle richieste del reddito di cittadinanza (importo medio mensile di euro 537,62), 5.300 nuclei coinvolti dalle domande di pensione di cittadinanza (importo medio mensile euro 300,43). Oltre a questi dati è utile ricordare quelli riguardanti la cassa integrazione in deroga, alla stessa data del 2021 con un numero di domande pari a 69.578 e la cassa integrazione ordinaria con 34,225 richieste. Anche le pensioni, per la gran parte, hanno importi al di sotto dell’indice di povertà relativa. In una fase come l’attuale caratterizzata da un alto tasso di inflazione, dai costi altissimi delle bollette energetiche, dall’aumento costante dei beni di prima necessità, le diverse tipologia di pensioni non consentono alla gran parte delle famiglie di fare fronte a tutti gli impegni e, in primo luogo, alle esigenze di prima necessità. Esclusa la gestione dei dipendenti pubblici, in Sardegna le pensioni di vecchiaia sono 187.699 con un importo medio mensile di 1.136,62, quelle di invalidità 37.642 con un importo medio mensile di 660,63, le pensioni ai superstiti sono invece 91.232, per un importo medio mensile di 612,16, le pensioni-assegni sociali 31.208 con un importo medio mensile di 462,09, le pensioni d’invalidità civile sono 126.362, con un importo medio mensile di 430,73. Il totale delle pensioni arriva dunque a 474.143 per un importo medio mensile di 762,73. Occorre dunque evidenziare che si è di fronte ad importi ben al di sotto di quelli del centro e del nord del Paese, infatti, la storia lavorativa dei sardi nel privato e nei servizi è spesso costellata di crisi produttive, di ammortizzatori sociali, di disoccupazione, di precarietà.
A queste povertà materiali si aggiungono nell’Isola le povertà derivanti dalle insufficienti competenze e dal deficit formativo, e da qui l’urgenza di investire nell’istruzione, nella formazione e in tutta la filiera della conoscenza, per sostenere una nuova fase di sviluppo e contrastare il fenomeno della disoccupazione, soprattutto quella giovanile. Proprio per la drammaticità della situazione sociale e del lavoro nell’Isola occorre che la Giunta regionale avvii subito un confronto con il sindacato per rivedere il “PIANO POVERTÀ”, approvato dall’Esecutivo a maggio di quest’anno, ma del tutto insufficiente a fronteggiare l’emergenza in atto. L’ammontare complessivo del PIANO, circa 61 milioni di euro, è assolutamente da incrementare, considerando anche che, in attesa della ripartizione per il 2022, il Fondo nazionale per la lotta alla povertà ha assegnato alla Sardegna 26 milioni di euro per il 2021. Anche considerando le risorse provenienti dai Fondi comunitari, l’ammontare complessivo previsto da utilizzare per la lotta alla povertà è insufficiente, dato che nell’Isola sono intorno a 130mila le persone in condizioni di grave deprivazione materiale (come riconosciuto anche dalla RAS su dati ISTAT). Occorre, su questo importante versante, che la Giunta regionale apra un confronto a tutto campo con il sindacato per stabilire l’entità e la destinazione degli interventi, coordinare al meglio politiche sociali e lotta alle povertà, politiche attive del lavoro della formazione e dell’istruzione, rafforzando il ruolo e la funzione dell’osservatorio regionale sulle povertà, favorendo la migliore integrazione tra le misure e gli interventi regionali e quelli nazionali.
Gavino Carta
Segretario generale CISL Sardegna