«La situazione è drammatica per l’intera filiera, per i trasformatori che vedono raddoppiati i costi di produzione e quadruplicate le bollette, e per gli allevatori che devono vedersela con i costi in continuo aumento di gasolio, mangimi e concimi. Il caro energia non è più sostenibile, i caseifici sono diventati ormai grandi consumatori di energia e non essendo riconosciuti come soggetti energivori non usufruiscono dei contributi e degli sgravi previsti per tali categorie. Se continuasse così, è chiaro che sarebbe un’ecatombe per il settore agroalimentare più importante della Sardegna, con conseguenze facilmente immaginabili. Servono riforme e interventi immediati, prima che sia troppo tardi.»
A lanciare l’allarme è Il presidente del Consorzio Pecorino Romano, Gianni Maoddi, che rimarca: «Il consumatore medio ha uno stipendio fisso e di conseguenza, davanti all’aumento dei prezzi, varia il paniere di consumo cercando qualcos’altro di meno costoso. È questa la nostra preoccupazione».
«Non c’è più tempo – aggiunge Gianni Maoddi –. È necessario fissare subito un tetto europeo al prezzo del gas, ma va recuperato anche il gettito sugli extraprofitti e bisogna iniziare a intervenire seriamente sulle energie alternative, accelerando la strada verso l’agrifotovoltaico e semplificando le procedure burocratiche: ci sono per esempio aziende che dopo aver realizzato gli impianti fotovoltaici attendono mesi per l’allaccio alla rete creando grandi difficoltà. Se non ci saranno interventi immediati, rischiamo di assistere alla chiusura di tante imprese già fiaccate in questi anni da inflazione, pandemia e caro carburanti. Una catastrofe da evitare a tutti i costi. Solo in Sardegna rischia di saltare un sistema economico fatto di 12mila aziende zootecniche, 25mila addetti e 40 caseifici, un sistema che solo quest’anno ha prodotto un valore di 600 milioni di fatturato – conclude -. È evidente che non ce lo possiamo permettere.»
A lanciare l’allarme è Il presidente del Consorzio Pecorino Romano, Gianni Maoddi, che rimarca: «Il consumatore medio ha uno stipendio fisso e di conseguenza, davanti all’aumento dei prezzi, varia il paniere di consumo cercando qualcos’altro di meno costoso. È questa la nostra preoccupazione».
«Non c’è più tempo – aggiunge Gianni Maoddi –. È necessario fissare subito un tetto europeo al prezzo del gas, ma va recuperato anche il gettito sugli extraprofitti e bisogna iniziare a intervenire seriamente sulle energie alternative, accelerando la strada verso l’agrifotovoltaico e semplificando le procedure burocratiche: ci sono per esempio aziende che dopo aver realizzato gli impianti fotovoltaici attendono mesi per l’allaccio alla rete creando grandi difficoltà. Se non ci saranno interventi immediati, rischiamo di assistere alla chiusura di tante imprese già fiaccate in questi anni da inflazione, pandemia e caro carburanti. Una catastrofe da evitare a tutti i costi. Solo in Sardegna rischia di saltare un sistema economico fatto di 12mila aziende zootecniche, 25mila addetti e 40 caseifici, un sistema che solo quest’anno ha prodotto un valore di 600 milioni di fatturato – conclude -. È evidente che non ce lo possiamo permettere.»
Antonio Caria