«La storica battaglia della Sardegna per conquistare una fiscalità di vantaggio che copra il divario della sua insularità sta entrando in una fase decisiva. Vogliamo assicurare al sistema produttivo sardo quella fiscalità agevolata attesa da decenni, e che può essere il vero motore della ripresa economica della nostra Isola.»
Il presidente della Regione Christian Solinas ha commentato così la delibera approvata dalla Giunta nel corso dell’ultima seduta con la quale sono state apportate modifiche e integrazioni alla proposta di Piano di sviluppo strategico per l’istituzione della Zona economica speciale della Sardegna, secondo quanto previsto dall’articolo 4 del decreto legge 91 del 20 giugno 2017.
«La Zes – evidenzia il presidente Christian Solinas – ci consentirà di vivere la nostra insularità non più come un handicap ma come una carta in più da giocare per lo sviluppo, sfruttando la nostra posizione strategica al centro del Mediterraneo per attrarre investimenti che possano fare della Sardegna un polo commerciale protagonista. Abbiamo dovuto rimodulare un piano, predisposto dalla Giunta precedente nel 2018, respinto dal Governo perché giudicato incompleto e irrealizzabile, ricostruendo un impianto realistico e rispondente alle aspirazioni della Sardegna.»
In particolare, nel Piano modificato viene esplicitato che «la sospensione del pagamento dei diritti doganali e il godimento delle semplificazioni di carattere doganale connessi alla zona franca doganale non sono attribuibili tout court alle Zone economiche speciali».
Le Zes, è poi scritto nelle linee strategiche del Piano, «sono oggi oltre quattromila nel mondo e si avviano in un futuro prossimo a toccare quota cinquemila assumendo varie configurazioni, quali parchi industriali e tecnologici, zone e porti franchi, città d’impresa. Tali configurazioni – prosegue il documento – hanno fra loro non molti aspetti in comune: essere zone fisicamente delimitate, essere gestite unitariamente, essere autorizzate a offrire incentivi specifici e procedure semplificate, a volte entro un’area doganale specifica».
In base alla Carta degli aiuti a finalità regionale dell’Unione europea, si legge ancora nel documento, la Sardegna rientra fra le aree in cui sono consentite le soglie di aiuti al terzo dei 5 livelli previsti (per le aree con una percentuale del Pil pro capite rispetto alla media Ue compresa tra il 60 e il 75%). Gli aiuti (25% per le grandi imprese, 35 per le medie, 45 per le piccole) si calcolano entro il regime fiscale del Paese di riferimento, che a sua volta può essere più o meno favorevole o attrattivo per le imprese nel contesto internazionale.
All’interno della Ue sono presenti oltre 90 fra Zes e Zone franche. Queste ultime rappresentano una tipologia a sé stante di zone economiche speciali, finalizzate a promuovere il commercio internazionale (extra Ue nel caso dell’Europa) attraverso esoneri dei diritti di dogana, procedure doganali semplificate ed eventuali riduzioni delle imposte indirette.
In Sardegna, la Regione ha delimitato l’area della Zona franca interclusa di Cagliari, che ha un piano operativo e dovrà essere gestita dalla società appositamente costituita “Cagliari Free Zone”. È stata inoltre approvata in via preliminare la delimitazione territoriale e l’operatività della Zona franca interclusa di Portovesme, individuando quale soggetto gestore l’Autorità di Sistema portuale del Mar di Sardegna. Infine, la Regione ha disciplinato l’iter costitutivo di tutte le zone franche doganali sarde, “aree elettivamente destinate a depositi e lavorazioni in loco di merce da esportare fuori dalla Ue, in regime fiscale e doganale di esenzione”. Le imprese manifatturiere localizzate nelle zone franche «possono sottoporre a trasformazione ‘sostanziale’ le merci non provenienti dalla Ue, da destinare a mercati extra Ue, attraverso il cosiddetto regime di perfezionamento attivo».
Le facilitazioni e agevolazioni specifiche offerte dalle Zone franche sono principalmente le seguenti: differimento dei dazi sui beni importati; esenzione da dazi di importazione per materie prime e semilavorati trasformati in loco; esenzioni Iva su importazioni correlate a esportazioni e servizi forniti in loco o esportati. Per le Zone economiche speciali si può trovare una gamma più ampia di agevolazioni, dagli aiuti a ricerca e sviluppo a quelli per la formazione dei dipendenti, dalla riduzione delle imposte sui redditi e sui profitti societari agli sgravi sulla tassazione immobiliare. E ancora: incentivi all’occupazione, disponibilità di aree per le imprese a prezzi ridotti, procedure burocratiche semplificate, servizi dedicati gratuiti come la ricerca di aree e immobili, ricerca di personale, piani di formazione del personale.
Anche il sistema normativo italiano permette una vasta tipologia di agevolazioni e facilitazioni: contributi in conto capitale per la realizzazione degli investimenti iniziali connessi all’insediamento produttivo; agevolazioni doganali, mediante sospensione del pagamento dell’imposta sul valore aggiunto e dei dazi, con semplificazione delle procedure doganali; esenzione o riduzione di imposte locali relativi gravanti sugli immobili, tributi connessi allo smaltimento dei rifiuti, ai servizi indivisibili; deroghe alle regolamentazioni sui contratti di lavoro; esenzioni o riduzione degli oneri sociali sulle retribuzioni; interventi infrastrutturali sul territorio interessato, al fine di migliorarne la competitività anche in termini di logistica e movimentazione merci; esenzione fiscale: abbattimento totale o riduzione dell’Irap e dell’Ires.
«Confidiamo in un rapido esame da parte del Governo e in una sensibilità verso le richieste della Sardegna, già manifestata dai Ministri interessati nel corso delle serrate interlocuzioni nelle scorse settimane, fin dall’insediamento del Governo Draghi – ha concluso il presidente della Regione -. Il cammino non è concluso ed è ora necessario un grande sforzo unitario di tutte le forze politiche, delle Istituzioni e dei parlamentari sardi di qualsiasi schieramento, in una battaglia che riguarda tutti e che può portare a una svolta storica dalle importanti ricadute sul futuro della Sardegna.»