Con un valore medio di appena 0,95 figli per donna, la Sardegna è l’ultima regione in Italia per livello di fecondità, mentre con una età media al parto di 32,9 anni, si colloca al secondo posto per anzianità della madre, preceduta solo dalla Basilicata (33,1 anni). Il basso livello di natalità della nostra regione, conseguenza della generale tendenza delle donne a ritardare l’ingresso nella vita riproduttiva, ha ridotto il numero di nascite a meno di un figlio per donna, molto al di sotto del livello di sostituzione generazionale. Per incentivare una ripresa della natalità, che continuando di questo passo aprirebbe scenari drammatici per la nostra regione, sarebbe necessario un potenziamento dei servizi per l’infanzia che viceversa nell’isola non brillano. È quanto emerge da recente report del centro studi della Cna sui servizi per l’infanzia in Sardegna. In base all’analisi, in Sardegna la rete degli asili nido risulta coprire principalmente l’area metropolitana di Cagliari, ma lascia pressoché scoperti i comuni minori e le aree interne. Particolarmente carente nell’isola risulta l’offerta pubblica: (11,2 posti disponibili per 100 utenti potenziali) e molto elevati sono i costi a carico degli utenti: 1.139 euro per utente contro i 595 euro delle regioni del Sud Italia.
«Incentivare la natalità per invertire nel medio-lungo periodo il processo di declino socio-demografico in atto rappresenta un obiettivo prioritario per la Sardegna – commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -: un programma di investimento pubblico per il potenziamento dei servizi per l’infanzia, soprattutto nei comuni minori, è oggi una strada obbligata. La carenza di servizi educativi per l’infanzia finisce per condizionare negativamente l’offerta di lavoro femminile riducendo il tasso di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. Il PNRR – aggiungono Pierpaolo Piras e Francesco Porcu – offre l’opportunità anche in Sardegna di attuare la costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili e delle scuole dell’infanzia, migliorando l’offerta educativa, offrendo un concreto aiuto alle famiglie, incoraggiando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra vita familiare e professionale.»