Paolo Capone, segretario dell’UGL, ha partecipato all’incontro con il Presidente del Consiglio e le parti sociali in occasione degli Stati Generali dell’Economia convocati dal Governo.
«L’UGL ha accettato con senso di responsabilità l’invito del presidente del Consiglio Conte a partecipare agli Stati Generali dell’Economia con l’obiettivo di dare il proprio contributo per uscire dalla crisi che sta attanagliando il Paese. Purtroppo, le misure adottate finora dal Governo, sono risultate insufficienti e confusionarie – dice Paolo Capone – Basti pensare che sull’intero anno la riduzione dei redditi netti delle famiglie dei lavoratori potrebbe superare i 120 miliardi di euro con impatto sui consumi devastante (-26%) mentre salirebbero a oltre 4,6 milioni le persone in condizione di emergenza alimentare. In tal senso chiediamo al Governo l’adozione di un nuovo “piano Marshall” da finanziare a debito, dell’importo di circa 350 mld per favorire lo sviluppo delle infrastrutture strategiche e l’implementazione della banda larga attraverso un piano da definire entro 3 mesi, volto anche alla riduzione del gap che penalizza il Mezzogiorno. E’ necessario un patto fra capitale e lavoro incentivando la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, guardando anche al territorio attraverso i contratti di comunità. Al tempo stesso occorre riformare gli ammortizzatori sociali e incrementare le politiche attive del lavoro al fine di promuovere l’occupazione. E’ indispensabile, inoltre, puntare sulla semplificazione legislativa, normativa e burocratica, attraverso l’adozione del modello delle direttive comunitarie, l’introduzione di termini perentori per i decreti attuativi, la digitalizzazione dei soggetti pubblici, l’espansione dello smart working e un monitoraggio operato mediante la creazione di un’unica banca dati nazionale facilmente consultabile. È opportuna infine una riduzione del carico fiscale mediante misure come la ‘Flat tax’ e il taglio del cuneo fiscale. – conclude Paolo Capone – Questa crisi può e deve essere l’occasione per cambiare gli attuali paradigmi economici e sociali e favorire così una ripartenza vera. In pochi mesi rischiamo di perdere il 27% della nostra capacità produttiva, pertanto occorre agire in fretta perché ciò che accadrà in Italia nei prossimi dieci/quindici anni, dipende da quello che sarà fatto oggi.»