Le imprese edili sarde sono allo stremo con 700 milioni di crediti d’imposta, legati soprattutto al bonus fiscale 110%, non ancora trasformati in liquidità e con le banche hanno esaurito la capienza per acquisire nuovi crediti. Una situazione preoccupante che rischia di inficiare i grandi benefici in termini occupazionali ed economici che il bonus del 110% ha portato nell’Isola. E’ quanto è emerso questa mattina in Consiglio regionale, durante una conferenza stampa in cui Stefano Tunis, consigliere regionale di Sardegna20Venti, e Antonello Peru, coordinatore regionale di Sardegna al Centro, hanno presentato un’iniziativa legislativa che prevede un rapido intervento da parte della Regione Sardegna per salvare le imprese. Un’iniziativa che ha ottenuto il plauso del presidente dell’Ance Sardegna, Pierpaolo Tilocca, che ha confermato la grave crisi in cui versano le imprese edili. Due i possibili interventi proposti da Peru e Tunis: il primo prevede che la Regione acquisisca dalle banche i crediti d’imposta da usare poi in compensazione dei pagamenti di Irpef, contributi previdenziali dei dipendenti, iva, Irap e collaborazioni esterne, per una capienza annua che si aggira intorno ai 500 milioni di euro. Una soluzione a costo zero, che consentirebbe di liberare le banche dai crediti acquisiti, ripristinando la loro capienza e consentendo loro di acquisire nuovi crediti dalle aziende sarde. Il secondo intervento potrebbe invece riguardare quella che Stefano Tunis ha definito la creazione di un “sistema economico di prossimità”, ossia consentire ad aziende con capacità fiscale di acquisire i crediti di altre aziende che hanno bisogno di monetizzare il proprio credito, grazie alla funzione di garanzia esercitata dalla banca della Regione o dai Consorzi fidi.
Si tratterebbe in entrambi i casi di «soluzioni a costo zero per sbloccare i crediti di imposta immobilizzati e posseduti da imprese e da privati che hanno realizzato i lavori di efficientamento energetico tramite bonus edilizi e che ora rischiano di trovarsi in ginocchio per l’impossibilità di trasformare in denaro liquido gli stessi crediti – hanno spiegato Antonello Peru e Stefano Tunis -. Si tratta di ingenti somme, diverse centinaia di milioni di euro bloccati che in alcuni casi hanno determinato anche uno stop ai lavori e in altri rischiano di portare al fallimento le imprese che li hanno ultimati acquisendo, contestualmente, i crediti di imposta dai committenti.»
Stefano Tunis ha poi spiegato che si tratta di un intervento possibile perché previsto nel Decreto aiuti “bis” e nella circolare dell’Agenzia delle entrate n. 33/E 2022 dello scorso ottobre, che non inserisce la Regione tra i soggetti esclusi dalla possibilità di acquistare dalle banche crediti di imposta relativi ai cosiddetti bonus edilizi.
«La proposta legislativa – ha spiegato Antonello Peru – prevede l’approvazione di una apposita norma la quale disponga che la Regione, dopo aver valutato la consistenza della propria capacità di compensazione annua mediante modello f 24, proceda a stipulare con uno o più istituti di credito, a partire dal proprio tesoriere, specifici contratti di durata pluriennale che prevedano da parte della stessa Regione l’acquisto annuale di crediti relativi a bonus edilizi dagli istituti di credito (superbonus 110%, bonus facciate 90%, bonus efficientamento 65% e bonus ristrutturazione 50%) limitatamente alle rate dei suddetti crediti immediatamente utilizzabili in compensazione con modello f24 nel corso dello stesso anno.»
Antonello Peru ha aggiunto: «È evidente che tutto questo potrebbe finalmente consentire di rendere “liquido” il mercato dei crediti fiscali relativi ai bonus edilizi permettendo alle imprese dei settori edile ed impiantistica di convertire in denaro i consistenti crediti posseduti evitandone cosi il probabile fallimento e le connesse gravi conseguenze in termini di perdita di lavoro».
«Il testo legislativo è pronto – ha spiegato Stefano Tunis –, così come la relazione tecnica. Le strade per dare gambe a questa soluzione sono due: inserire il testo sotto forma di emendamento nella Legge Omnibus oppure, se questo non fosse possibile, presentarlo come proposta di legge che speriamo possa avere un iter rapido. Le aziende sono allo stremo e, come Istituzione regionale abbiamo la possibilità e il dovere di salvarle.»