L’anno in corso potrebbe essere l’anno della svolta. I presupposti ci sono: i dati dell’ultimo report sul mercato del lavoro curato dall’Osservatorio dell’Aspal mostrano che i principali indicatori si attestano sui valori molti simili e in alcuni casi anche superiori a quelli del 2019 (ultimo anno pre crisi) in particolare per quanto riguarda le attivazioni nette e la media delle posizioni lavorative giornaliere (spiegare).
L’economia sarda riflette il buon andamento dell’economia italiana con l’aumento del Pil nazionale 2021 del 6,5 (contro il 5,5 di media europea) che fa ben sperare per il 2022 quando si prevede che vengano raggiunti e superati i livelli del periodo pre pandemia.
Nessuno però in questo momento può prevedere quali saranno gli effetti della pandemia a medio e lungo termine mentre nel breve, il fortissimo rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime sta già stanno portando all’aumento dei costi di produzione per le imprese e alla diminuzione del potere d’acquisto per le famiglie.
Ottimismo e prudenza nelle parole di Maika Aversano, direttrice generale dell’Aspal: «I dati del report evidenziano una ripresa nel 2021 e questo, seppur con tutta la cautela del caso, fa ben sperare per il 2022. L’Aspal continuerà a monitorare il mercato del lavoro e a portare avanti tutte le politiche necessarie per consolidare questo trend positivo», ha detto la Dg che ha poi voluto mettere l’accento sugli interventi di modernizzazione dei servizi offerti dai CPI con l’obiettivo di migliorare l’ascolto dei cittadini e dare risposte sempre più personalizzate. «Questi aspetti – ha concluso – verranno rafforzati anche attraverso il programma nazionale G.O.L. (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) che rientra nel PNRR pensato per rilanciare l’occupazione in Italia.»
Il report mette in evidenza come le posizioni a tempo determinato che nel 2020 avevano registrato un calo del 22%, sono in netta ripresa nel 2021 con un + 4%. Invariate invece le posizioni a tempo indeterminato grazie al blocco dei licenziamenti e al massiccio ricorso alla cassa integrazione.
Per quanto riguarda i settori i più penalizzati anche nel 2021 sono quelli per cui le misure restrittive del governo hanno inciso più che in altri (il turismo prima di tutto e quelli la cui erogazione si basa sul rapporto diretto face-to-face).
Infatti il settore alberghi e ristoranti nel 2020 è quello che subito la flessione maggiore (-8% rispetto al 2019) e -1% nel 2021. Stabile l’industria mentre è cresciuto significativamente il settore delle costruzioni grazie agli incentivi statali: +6% nel 2020 e +19% nel 2021.
L’occupazione femminile è sempre più penalizzata rispetto a quella maschile (nel 2020 -5% in meno per le donne e -2% per gli uomini) e tende a recuperare più lentamente (0% contro il + 4% di quella maschile). Il gap di genere dunque è stato aggravato dalla pandemia così come il gap generazionale (nel 2021 le percentuali di occupazione dei giovani hanno recuperato meno rispetto a fasce di età maggiori).
Ancora il report registra una buona tenuta di chi ha titoli di studio più elevati.
Dal punto di vista geografico la flessioni maggiori sono state nelle zone turistiche (Gallura, Baronia e in generale le aree costiere). Nel 2021 c’è stato invece un netto miglioramento in tutto il territorio fatta eccezione per alcune aree soprattutto nella zona del Sulcis.