«Per la Sardegna l’autonomia differenziata è un colpo durissimo che rischia di ampliare ancora di più il divario con il resto della penisola sia per quanto riguarda le infrastrutture che per la qualità dei servizi essenziali. A chi dice che la Sardegna è al sicuro perché è una Regione a statuto speciale rispondiamo che le risorse per la nostra isola vengono dalla dimensione nazionale, se queste si riducono saranno di meno anche per la Sardegna, come d’altronde è successo negli anni scorsi di fronte alla crisi economica.»
Lo scrive, in una nota, Silvio Lai, deputato del Partito democratico.
«Quello che la maggioranza ha fatto passare con un blitz notturno è uno dei disegni di legge più iniqui mai approvato dal Parlamento. L’autonomia differenziata voluta dalla Lega, e accettata più o meno ben volentieri dal resto della maggioranza, è destinata a creare un Paese disegnato per i più ricchi, in cui aumenteranno a dismisura le differenze sociali, in cui tutto il sistema dell’istruzione e quello sanitario andranno a velocità diverse – aggiunge Silvio Lai -. Con un sistema fiscale differente in alcuni territori rispetto ad altri che saranno sempre più figli di un Dio minore. Un caso unico in Europa, che prende il peggio dei vari sistemi di decentramento e li riassume in un pasticcio creato solo per soddisfare l’avidità di Regioni che hanno già uno sviluppo economico migliore del resto del Paese. È una vera e propria secessione di fatto, che purtroppo avviene con un inganno perpetrato da chi è andato a chiedere i voti anche al sud e nelle isole per poi scegliere di affamare tutto il mezzogiorno e l’Italia insulare, ulteriormente e deliberatamente. E al danno si aggiunge la beffa di un’autonomia concessa senza determinare con precisione i reali costi e da dove verranno reperite le risorse. Infine, gli ulteriori inganni dei Livelli Essenziali di Prestazione e della perequazione infrastrutturale per garantire i quali non rimarranno risorse economiche adeguate – conclude Silvio Lai -. È inutile evidenziare che per Regioni come la nostra, a cui lo Stato non ha mai consentito di esprimere appieno quella specialità prevista dallo Statuto, il rischio reale è di rimanere ancora più indietro.»