Balneari sardi in piazza questa mattina, a Cagliari, per chiedere alla politica isolana certezze sull’estensione al 2033 delle concessioni demaniali. Un centinaio di persone si sono radunate questa mattina sotto i portici del Consiglio regionale, in attesa di essere ricevuti dai capigruppo e dal presidente dell’assemblea, Michele Pais. Questo pomeriggio, infatti, l’aula si riunirà per il dibattito sulla riforma degli Enti locali, sulla quale Lega e Psd’Az hanno depositato un emendamento che sottrae ai Comuni e assegna alla Regione la competenza sul rilascio di tutte le concessioni demaniali marittime.
Ma per i balneari non è sufficiente: «Siamo qui per chiedere che si arrivi finalmente all’estensione delle concessioni, prevista anche da una legge nazionale che la maggior parte dei Comuni costieri in Sardegna ha già applicato – spiega alla ‘Dire’ Davide Cossu, rappresentante dell’associazione olbiese Mare di Terranoa -. Qualcun altro invece si ostina a non volerlo fare, per questo motivo la giunta regionale aveva paventato la possibilita’ di commissariare questi comuni. Siamo arrivati a una delibera, che però non sembra sortire alcun effetto. Non c’è più tempo, il presidente della Regione, Christian Solinas, firmi gli atti per dare gambe ai commissariamenti».
Ribadisce Maria Annunziata Abis, rappresentante legale della cooperativa sociale “Golfo degli angeli”: «I balneari da anni navigano nella totale incertezza del diritto, appesi in particolare alla direttiva europea Bolkestein. Chiediamo alla Regione di assumere una linea netta: fino a qualche settimana fa la giunta aveva deciso di nominare dei commissari ad acta per garantire l’estensione delle concessioni fino al 2033, in attesa che il governo nazionale elabori una legge di riordino del settore. Poi questo percorso si e’ inspiegabilmente interrotto. Non è sufficiente intraprendere la strada del ritiro delle deleghe ai Comuni, anche perché è un percorso complesso. Si deve invece procedere subito con il commissariamento».
«In Sardegna – ricorda – solo cinque-sei Comuni non hanno rilasciato le proroghe fino al 2033, la maggior parte delle amministrazioni isolane e italiane si sono molto serenamente adeguate. Noi non ci vogliamo ‘impossessare’ del demanio, non siamo dei predatori. Semplicemente chiediamo che non venga messo all’asta, in un momento, tra l’altro, di incertezza assoluta.»
(Agenzia Dire)