L’Anci, i comitati spontanei, le organizzazioni ambientaliste e del terzo settore, i rappresentanti delle professioni tecniche: sono gli ospiti che la commissione Quarta insieme alla Quinta hanno audito oggi alla seduta antimeridiana. In apertura il presidente Antonio Solinas (Quinta) si è rivolto all’Anci e ha formulato gli auguri ai comuni sardi per il recentissimo rinnovo degli organi sociali. Proprio la presidente Daniela Falconi è intervenuta in apertura di seduta e ha ricordato che «già dal 7 agosto 2003 con un ordine del giorno approvato all’unanimità Anci Sardegna aveva affermato la richiesta alla Regione di individuare criteri per le aree idonee e per una ripartizione equa degli impianti».
Esprimendo preoccupazione «per questa impennata di richieste degli ultimi sei mesi», Anci Sardegna ha sollecitato al Consiglio Regionale l’approvazione “di una legge che protegga i territori”. La presidente Daniela Falconi ha aggiunto: «Arrivano ogni giorno notizie dei primi espropri, vi lascio intuire quali problemi per l’ordine pubblico si possono generare se il Consiglio regionale non interviene con i suoi poteri. Non siamo contro la transizione energetica ma chiediamo l’autodeterminazione dei nostri comuni sulla base delle reali necessità dei territori. I progetti di nuovi impianti devono essere sottoposti anche a VIG, la valutazione d’impatto generazionale, a beneficio dei sardi di oggi e di domani, con un grande patto che chiediamo di sottoscrivere al Consiglio regionale e alla presidente Todde».
Per il coordinamento dei comitati sardi ha preso la parola Antonio Muscas che ha esordito così: «A oggi sono oltre 800 le richieste di autorizzazioni a Terna per decine di migliaia di ettari e con procedure che possono portare all’esproprio dei terreni quando non si raggiunge l’accordo con i proprietari. Ogni settimana vengono presentati decine di nuovi progetti senza che nessuno si possa opporre. Il tetto di 6 giga per il 2030 è un obbiettivo ma ad oggi noi contiamo 56,9 giga di richieste oltre agli impianti già installati e a quelli già autorizzati».
Per il rappresentante del coordinamento dei comitati «se 56 giga fossero autorizzati quegli impianti non sarebbero in grado di funzionare, non avremmo bisogno di utilizzarli per la produzione ne saremmo in grado di esportare quell’energia esattamente come già accaduto in Scozia. E non possiamo nemmeno rischiare di giocarci i nostri patrimoni identitari come Barumini e tutto il patrimonio archeologico».
Per il coordinamento «i tetti dei capannoni devono venire prima degli impianti a terra e dell’eolico. Devono essere incentivate le comunità energetiche con un supporto amministrativo che le faccia realmente partire. Chiediamo inoltre la costituzione della società energetica sarda per calmierare il prezzo dell’energia ma intanto ora il Consiglio regionale deve bloccare tutti i progetti in corso compresi quelli già autorizzati e non realizzati».
Gianni Cossu, ingegnere, rappresentante del Comitato per la difesa di Uta: «Siamo il primo comune per consumo di suolo, abbiamo richieste per 1,42 GIGA che si aggiungono ai 6MEGA installati. A Uta ci sono 20 kmq minacciati su 130 di territorio comunale: le nuove norme regionali devono mettere un limite alla concentrazione di rinnovabili nei singoli territori».
Dall’Anglona alla Gallura un coro unanime di cittadini chiede di bloccare la realizzazione di nuovi impianti. Gianni Montemuro: «In Gallura abbiamo progetti per 630 nuove torri eoliche alte fino a 240 metri, è inaccettabile. Uno studio rivela che la Sardegna ha un patrimonio di capannoni e tetti pari a impianti da 1,5 GIGA, è questa è la strada da seguire».
Per Rita Corda (No Tyrrhenian Link) «non c’è stata consultazione popolare per la realizzazione di questo mostro che va bloccato e che approderebbe a Mari Pintau, per questo abbiamo presentato un ricorso al capo dello Stato e un esposto alla Procura. Invece il comune di Quartu è del tutto assente».
Giancarlo Bellisai ha segnalato «di una sottostazione Terna a 100 mt dall’abitato di Nuraxi Figus» mentre Marco Pau ha ribadito «la necessità che il Consiglio regionale individui subito con legge le aree idonee». Per l’Avvocata nuorese Stefania Mura «è calato misteriosamente il silenzio sul conflitto di attribuzioni. Sollevarlo servirebbe invece a bloccare qualunque azione di danno da parte di questi speculatori. Smettiamo di consentire a tutti di fare di tutto in Sardegna».
I presidenti Roberto Li Gioi (IV) e Antonio Solinas hanno ringraziato i rappresentanti dei comitati per la loro passione e per il loro impegno per la Sardegna e hanno detto: «Non considerateci una controparte perché esattamente come voi noi siamo qui per tutelare gli interessi della Sardegna».
Le audizioni sono proseguite con l’intervento di Paolo Maria Rocco Viscontini, presidente dell’ente del terzo settore Italia solare, che ha fornito alcuni dati: «Il 74% della produzione energetica sarda arriva dal termoelettrico; il resto dall’eolico, dal fotovoltaico e in minima parte dall’idroelettrico. Ed è per questo che la Sardegna ha le maggiori emissioni italiane di CO2. Oggi il futuro delle rinnovabili sono le batterie di accumulo che ci consentiranno di raggiungere la sovranità energetica creando le condizioni per lo sviluppo di una filiera industriale nella produzione dei componenti». Per Rocco Viscontini «il Consiglio regionale non deve bloccare gli impianti fotovoltaici autorizzati e quelli su terreni industriali e su cave, assicurando in parallelo la realizzazione di impianti di storage e di conservazione dell’energia prodotta».
A seguire Mariangela Lancellotta (Associazione Agrivoltaico sostenibile), che ha tessuto le lodi degli impianti di nuova generazione «dove l’agricoltura prosegue sotto i pannelli ed energia e paesaggio coesistono con l’agricoltura».
Dal fronte ambientalista Giorgio Guerzoli (Legambiente Sardegna) ha invocato «una transizione energetica corretta, con un nuovo piano energetico regionale e l’estensione del PPR alle zone costiere».
Per Stefano Deliperi (Gruppo d’intervento giuridico) «siamo al far west e la moratoria sospende la procedura degli impianti generando soltanto richieste di risarcimento danni».
Mentre WWF Italia ha ribadito l’urgenza «della transizione energetica anche per contrastare il fenomeno della siccità in Sardegna» Francesco Viola (LIPU Sardegna) ha parlato di «imminente devastazione delle campagne sarde».
I Medici per l’ambiente, rappresentati da Domenico Scanu, hanno dichiarato che oltre un sardo su tre vive oggi in un luogo inquinato. «Siamo preoccupati per le scelte di politica energetica che non tengono per nulla conto della salute, umana e non solo umana».
Ultimo intervento della mattinata quello di Federico Miscali, coordinatore della Rete delle professioni tecniche che ha detto: «Percepiamo l’importanza del momento e siamo a disposizione con tutte le nostre categorie per dare un contributo tecnico a questo testo di legge».
In conclusione dei lavori antimeridiani il consigliere Piero Maieli ha chiesto che siano audite anche le organizzazioni venatorie.