«L’innovazione del sistema energetico sardo passa necessariamente per la riconversione delle due centrali a carbone oggi presenti, a Portovesme e Fiumesanto. Se il futuro di Portovesme è ancora avvolto nell’incertezza, con Enel che non ha ancora preso posizione sul phase-out dal carbone al 2025, per Fiumesanto c’è una novità.»
Lo dichiarano i segretari territoriali della Ugl Chimici di Sassari e Cagliari Simone Testoni e Andrea Geraldo, a conclusione del tavolo Romano appena concluso, anche la centrale del nord Sardegna, con una potenza elettrica netta di 580 megawatt, ribadisce la volontà di mantenere attivo l’impianto e lancia un appello al governo.
«Se vogliono decarbonizzare pienamente e velocemente l’isola si può convertire Fiumesanto a biomasse, come hanno fatto in altre realtà». Eph ha in corso la pratica per ricevere l’autorizzazione integrata ambientale, e ha presentato la documentazione per realizzare le migliori tecniche di produzione disponibili in loco. Kretinsky, pronto a lanciare una offerta con A2A per rilevare Sorgenia, ritiene che in due anni l’impianto possa essere riconvertito senza danni per l’occupazione, «si incrementerebbe l’attività produttiva locale, sostiene il segretario Ugl Simone Testoni» e non chiude peraltro la porta al metano.
«Se il rilancio dell’industria energetica regionale deve passare per la metanizzazione, siamo pronti ad offrire la nostra esperienza sindacale per agevolare la flessibilità del lavoro e la conversione delle professionalità, incalza Andrea Geraldo», sindacalista Ugl Chimici Cagliari.
I segretari della Ugl Chimici, infine, dichiarano che da solo il collegamento ad alta tensione Sardegna-Sicilia-Campania non risolve i problemi energetici sardi.
«Non crediamo possa fornire la sicurezza piena al sistema sardo e ridurrebbe l’attività economica e lavorativa.»