Si anima il dibattito sull’aumento delle indennità dei sindaci. Dopo la deputata Romina Mura, presidente della commissione Lavoro, oggi sulla materia di grande attualità, interviene Emiliano Deiana, 47 anni, presidente di Anci Sardegna, per tre consiliature consecutive, dal 2005 al 2020, sindaco di Bortigiadas.
«Faccio una premessa – esordisce Emiliano Deiana -. Le cose che sto chiedendo, in nome e per conto dei sindaci sardi, non riguardano la mia persona. Da un anno, dopo 15 anni, non sono più il sindaco, non faccio – per scelta mia – l’assessore: sono un semplice consigliere comunale. Conduco questa battaglia liberamente per gli altri. Ho vissuto anni di feroce antipolitica, gli occhi delle persone puntati addosso per qualunque spesa e con l’idea – malsana – che chiunque si occupasse della cosa pubblica fosse un ladro, un disonesto, un furbacchione. Ho smesso di contare le notti insonni per un’allerta meteo, le opportunità di crescita professionale mandate al macero, le possibilità politiche e personali sfumate. Ma sapete che c’è? Che non me ne pento. Mai me ne sono pentito: perché fare il sindaco è stata (ed è) la funzione più bella che possa mai capitare di svolgere. Oggi, però, conduco questa battaglia a viso aperto: senza paura, senza timore, senza nascondermi. Proprio perché esula dalla mia persona; ma riguarda gli altri e riguarda la forma della democrazia di base, la sua dignità minima. Perché non mi riguarda personalmente, ma riguarda la qualità della democrazia in Sardegna.»
«Dopo il nostro appello da tutte le forze politiche e parlamentari – verrà il giorno in cui faremo nomi e cognomi – sono giunte volontà di sostegno; a loro va il mio preventivo ringraziamento: e attendiamo i fatti concreti – aggiunge l’ex sindaco di Bortigiadas -. Abbiamo ovviamente segnato anche i silenzi e le omissioni, e anche di questo ci sarà da parlarne: lo faremo a tempo debito. La norma nazionale – lo sapete – non ricomprende i sindaci delle regioni a statuto speciale; altre regioni che sanno sfruttare la propria specialità hanno normative regionali più vantaggiose rispetto a quella in via di approvazione.»
«La Sardegna, in questo contesto, non è né carne né pesce: formalmente speciale; fattualmente ordinaria nell’applicazione ai sindaci delle indennità nazionali, decurtate nel tempo da una tendenza nefasta al (finto) risparmio – sottolinea Emiliano Deiana -. La stragrande maggioranza dei sindaci sardi non arrivano ai 1.000 euro al mese; hanno responsabilità sul fronte sanitario, della protezione civile, della gestione finanziaria e contabile che farebbe impallidire chiunque dotato di un minimo di raziocinio e autocontrollo. Il Parlamento approvi subito le modifiche richieste dalla Sardegna; il Governo si impegni in tal senso col sostegno di tutte le forze politiche. Così come il Consiglio Regionale – sempre attento a “gestire il consenso” – ha da giugno una serie di norme scritte dall’Anci Sardegna che rendono più dignitoso fare il sindaco e l’amministratore locale; farebbero meglio a discuterle pubblicamente: a dire se sono meritevoli di accoglimento o sono solo argomenti da usare in una stanca convegnistica in cui si esalta il ruolo dei sindaci salvo, nei fatti, lasciarli in balia delle onde.»
«Io, come sempre ho fatto, ci metto il mio corpo, il mio fisico, la mia anima: senza paura. Perché so che è una battaglia giusta per le sorti della democrazia che non può essere lasciata in pasto del populismo più becero né di un “sovversivismo delle classi dirigenti” che parla senza far seguire alle parole, i fatti – conclude Emiliano Deiana -. In tutto ciò continuiamo ad occuparci dei problemi della nostra terra: sempre in prima linea, sempre a prendere colpi, senza arretrare se non per prendere la rincorsa per la prossima battaglia.»
Antonio Caria