Lo si legge in una nota dell’assessore all’Urbanistica del comune di Alghero, Emiliano Piras, che aggiunge: «Il progetto, corredato da tutti i pareri, quelli inseriti nel procedimento ovviamente, degli organi competenti, è stato istruito dalla parte tecnica del Comune di Alghero, che, dopo una rimodulazione dello stesso, ne ha certificato la compatibilità urbanistica ed edilizia».
Per Emiliano Piras: «Se da un lato i nobili intenti volti alla tutela dell’ambiente e del paesaggio, seppur conditi da un retrogusto di “integralismo”, sono certamente legittimi, noi ci chiediamo invece, e su questo nutriamo forti dubbi, dove fossero i cittadini “illuminati” (alcuni addirittura impegnati in prima linea con quella maggioranza); altri ora accecati da un’improvvisa voglia di visibilità, e le associazioni che in questo momento si stanno mobilitando, quando questo progetto stava prendendo forma. Il dubbio è che ci sia la volontà di cavalcare politicamente e strumentalmente, una battaglia, senza che molti sappiano, o facciano finta di non sapere, che tutto nasce proprio quando loro o i loro “riferimenti” erano al governo dello Stato, della Regione, del Comune e del Parco di Porto Conte».
«Sappiano i cittadini – conclude Emiliano Piras – che l’amministrazione è sempre attenta sul rispetto delle norme, con un occhio anche verso la tutela dell’ambiente, senza però perdere di vista anche obiettivi che possano portare la città ed il territorio a migliorare l’offerta di servizi per godere della natura, anche attraverso investimenti che non siano necessariamente di natura pubblica.
Se i rappresentanti del comitato, soprattutto i più “esperti”, avessero avuto la stessa solerzia anche nel passato, quando si è consumato il “sacco edilizio” della nostra città, nella pessima espansione a partire dagli anni ‘60 con la cacciata dell’architetto Simon Mossa e del suo piano, per far spazio a un freddo e poco lungimirante “programma di fabbricazione” prima e P.R.G. poi, che hanno disegnato una città, oltre le mura storiche veramente deprimente, oggi probabilmente avremmo una città più vivibile; come non ricordare che alcune famiglie facoltose hanno sacrificato il magnifico patrimonio di ville liberty che caratterizzavano l’immediata zona “periurbana” del centro storico, o palazzoni in zone improbabili, in nome, lì sì, del dio mattone e della speculazione: un vero peccato mortale!»
«In conclusione, così come è successo recentemente per l’ex Hotel Capo Caccia, l’amministrazione metterà in atto tutte le azioni di sua competenza per vigilare affinché vengano rispettate le normative vigenti e le autorizzazioni ottenute per la realizzazione del progetto; così come esorta che nel dibattito, seppur legittimo e animato, non venga messo in dubbio, anche con illazioni poco edificanti, come invece si è letto in alcuni post sui social, il lavoro e la professionalità degli uffici e dei tecnici del Comune.»
Antonio Caria