Festa del primo maggio a Sassari: due giorni di musica, animazione e cultura.
«Le associazioni culturali e sociali della città e della provincia hanno voluto rendere un servizio ai cittadini del territorio organizzando, con proprie risorse, una festa popolare che ha raccolto oltre 20.000 presenze in due giorni – così ha affermato il presidente del comitato promotore Tore Farina parlando a nome di Acli, Endas e Uisp – abbiamo corso anche un rischio economico, ma siamo organizzazioni no profit e lo abbiamo fatto per fare di nuovo uscire le persone dopo la fase acuta della pandemia per sentire musica, ascoltare dibattiti, giocare o anche solo stare insieme, e siamo felici di averlo fatto.»
Nei due giorni del 30 aprile e del 1 maggio si sono succeduti sul palco oltre 40 artisti per un ricco programma di musica.
Un grande successo di pubblico sabato sera, con 3.000 persone ad applaudire il giovane rapper Tredici Pietro, la guest star della serata che è stato preceduto da Forelock il cantante degli ARAWAK che poi è volato a Bologna con il suo gruppo sul palco del 1 maggio emiliano, e da molti altri artisti che hanno animato la serata, The Jackal, Chiqui, Rigantanti, Kapula, Raimondino, Clone 626.
Domenica 1 maggio le guest star sono stati gli Africa Unite il gruppo reggae italiano più longevo e importante. Un concerto, quello degli Africa Unite, durato 2 ore e mezza con migliaia di fan di ogni età scatenati ad ascoltare e ballare i pezzi storici, da “Il partigiano John”, a “Sotto pressione”, due tra le tante canzoni che hanno fatto la storia di questo gruppo di oltre 25 anni di carriera per poi concludere il concerto con la nuova uscita “Non è fortuna”. Saranno tanti i Sassaresi che ricorderanno questo bel concerto del 1 maggio con una band di grandi artisti e veri professionisti, disponibili con il pubblico quanto bravi a trascinarlo.
Oltre a loro sul palco si sono esibiti Voka, MOWMAN, Federico Marras, Black Board, Lisandru, Rusty Punx, King Textone, Gianluca Venerdini, OK BA per finire la notte tarda.
Le mattine e i pomeriggi sono stati dedicati all’ospitalità delle famiglie e dei bambini con l’animazione di Uisp ed Endas con i giochi tradizionali sardi e le attività sportive per i più piccoli. Grande successo per l’installazione Eyes for peace, Sguardi di Pace, Eye contact experiment, tratto da un’idea di Peter Sharp per ridefinire gli spazi e le relazioni dopo la pandemia e in un tempo di guerra come quello che stiamo vivendo, installazione che è stata apprezzata e utilizzata da moltissime persone.
La mattina di domenica alle ore 11.30 la preziosa testimonianza della rappresentante della comunità Ucraina Elena Makutra che ha raccontato, appena tornata dall’Ucraina quanto sta avvenendo nel suo paese, segnalando come «nella città di Mariupol le vittime di questa guerra sino il doppio di quelle della seconda guerra mondiale». Un dato impressionate per la violenza delle cifre e per le efferatezze che emergono ogni giorno.
Subito dopo spazio alla presentazione della ricerca SWG su giovani e lavoro in Sardegna, i cui dati sono commentati in un confronto aperto al pubblico all’aperto ai giardini da Giuseppe Pintus, Università di Sassari, Luca Clemente della Fondazione di Sardegna, Andrea Pianu vicepresidente nazionale di Legacoop sociale, Gianfranco Strinna, direttore del Liceo Magistrale, Mauro Carta e Tore Farina della Fondazione per il sud.
I dati rilevati da SWG e Iares sono stati presentati dalla ricercatrice Vania Statzu che ha fatto emergere alcuni elementi significativi.
Secondo la ricerca, le cui domande sono state sottoposte a giovani tra i 18 e i 30 anni, «i giovani sardi indisponibili ad andare via dall’isola sono solo il 12%, mentre sono l’82% quelli che rispondono che andranno via di sicuro o che, se necessario per il lavoro o la loro crescita sono disponibili ad andare via. I giovani sardi apprezzano il proprio percorso scolastico più dei coetanei italiani ma sono innumerevoli le paure per il futuro, non trovare lavoro o averlo precario o non raggiungere i propri obiettivi e aspettative è il dato costantemente presente. E’ una fotografia di una condizione di precarietà e di fiducia limitata rispetto al futuro, che rappresenta una forte domanda di politica per l’isola perchè senza politiche per i giovani è l’isola a non avere futuro».