Si è chiusa la X edizione del Life After Oil International Film Festival, concorso cinematografico dedicato in modo specifico ad ambiente e diritti umani. Il paese della Marmilla, provincia Sud Sardegna, ha ospitato con successo le cinque intense giornate in cui quest’anno era articolato il programma della manifestazione fondata e diretta da Massimiliano Mazzotta. Sei le categorie premiate, a cominciare da quella di lungometraggi e mediometraggi ambiente con il riconoscimento intitolato a Giuseppe Ferrara. A vincere il documentario “Lagunaria” di Giovanni Pellegrini, girato nella laguna di Venezia, scelto dalla giuria della sezione composta dall’attrice Marianne Borgo e dalla regista Mathilde Cusin, entrambe francesi, e dal critico cinematografico indiano Ajit Rai. Il premio Valentina Pedicini per i lungometraggi sui diritti umani è andato invece a “Sarura – The Future is an Unknown Place” di Nicola Zambelli che si concentra su un gruppo di giovani palestinesi in lotta contro l’occupazione militare israeliana con azioni non violente. Un racconto che più delle altre opere selezionate ha coinvolto la giuria formata dalla scrittrice e giornalista Marina Forti, il regista Niccolò Bruna e il tedesco Till Dietsche, direttore del Cinemare International Ocean Film Festival di Kiel. Per quanto riguarda i cortometraggi ambiente il vincitore arriva dalla Francia, anche se le riprese sono state realizzate in un villaggio del Ghana, di cui è originario il regista Amar Amartei, ai margini di una grande discarica che si riversa nell’oceano: “Tsutsué” il titolo del breve film premiato dai giurati Joe Juanne Piras, direttore artistico di Andaras Traveling Film Festival, Alice Arecco, coordinatrice del Milano Film Network, e dallo spagnolo Marko Montana, direttore dell’Almagro International Film Festival, che hanno inoltre assegnato una menzione speciale a “Donde los ninos no suenan” di Stefano Sbrulli. Per i cortometraggi diritti umani la giuria formata da Tekla Taidelli, regista, Federica Masin, produttrice creativa ed esecutiva, Francesca Casula, scrittrice e giornalista, ha voluto premiare “Dad, Shall We Sing Something?” della kazaka Aidana Baurjanqyzy che affronta il tema della violenza domestica e assegnare due menzioni speciali: a “Not Go Gentle” della slovena Sasha Ihnatovich e “In cinema” del kirghizo Azamat Sharshenov. Tra i lavori di animazione, con la giuria composta da una rappresentanza di studenti dell’Istituto d’istruzione superiore G.B. Tuveri di Villamar, l’ha spuntata “98M3” realizzato da un team francese composto da Juliette Costes, Joanna Charpentier, Mélanie Hyvert, Lisa Perez e Victoria Ward. Infine, nella categoria a tema libero World Panorama il premio, assegnato da un gruppo di migranti richiedenti asilo presenti nel centro di accoglienza di Villanovaforru, è andato al cambogiano “Bamnol – The Debt” diretto da Robin Dudfield. Come sempre sono state anche assegnate delle menzioni da associazioni che collaborano con il festival: Emergency Sassari ha premiato “La terra dei padri” di Francesco Di Gioia; Italia Nostra ha puntato su “Una nuova voce” di Peter Marcias; Isde Medici per l’ambiente “Hide and Seek” dell’indonesiano Rian Apriansyah; Medicina Democratica ha scelto “The Iron Digger” del nepalese Anil Budha Magar e Wwf Sassari, sempre dal Nepal, “Wildfire” di Shyam Karki.