Si è chiusa la quarta edizione del Festival ConnEtica.
«Il bilancio è positivo – dichiarano gli organizzatori dell’associazione di promozione sociale Oristano e Oltre presieduta da Giampiero Vargiu -. Sono stati otto giorni, quattro a settembre (26,27,28,29) e quattro a novembre (6,7,8,9) di grande sforzo, lavoro e tantissime soddisfazioni.»
«Nessuno di noi aveva sperato tanto – ha dichiarato il presidente dell’associazione Giampiero Vargiu -. Nessuno avrebbe mai immaginato di dover rinunciare ad accogliere scolaresche per assenza di spazi. Abbiamo dovuto attivare lo streaming video per consentire a diverse classi, ogni giorno, di seguire i lavori. Da Nuoro, da Sassari, da Bosa, da Iglesias e Quartu ci hanno raggiunto per unirsi alle diverse esperienze che il Festival ha proposto. Vorremmo fare ancora di più e meglio. Lo potremo fare solo se tutti, territorio e istituzioni saremo decisi a fare di ConnEtica, un appuntamento annuale di riferimento per tante persone e al servizio della scienza diffusa.»
Ciascuna delle mattine di lavori, ha visto occupati i 260 posti del teatro sala del Centro Studio Danza. Le tre sale laboratorio, sempre occupate da classi di studenti. Un pubblico adulto ha seguito con attenzione i lavori pomeridiani che hanno caratterizzato il programma di settembre, nella sede prestigiosa del Consorzio Uno di Oristano del Chiostro del Carmine, e quelli di novembre, sviluppati nella sala conferenze del Museo Marongiu di Cabras.
Il bisogno di crescere, di avere fiducia, di possibilità di formazione e realizzazione professionale sono le richieste corali giunte dalle scolaresche delle quarte e quinte classi delle scuole superiori che hanno vissuto il Festival.
«E’ una generazione che chiede di essere informata, di avere fiducia in loro, di essere formata con metodi ed approcci che siano a passo con i tempi. Chiedono che si tenga conto dei loro bisogno e di avere spazio per costruire il loro avvenire. Chiedono di essere ascoltati, non solo di ascoltare. E’ un bisogno di cui dovremmo tener conto – sottolinea Giampiero Vargiu – perché una società che parla ai giovani ma non con i giovani è un presente zoppo, destinato a divenire un futuro sterile di progetti inascoltati e inattuati.»