Tutta la comunità di Ollastra si è radunata in piazza a commemorare il suo santo patrono, san Sebastiano. A lui è dedicata la parrocchiale che la leggenda vuole costruita in una collina prossima alla piana del Tirso, al riparo dalle rovine delle frequenti esondazioni del grande fiume che portava fertilità ai campi ma anche il terrore di possibili tragedie e danni a case ed animali.
Il santo, così vorrebbe l’antica leggenda, sarebbe stato portato dunque in processione con dei buoi, verso le colline prossime all’antico abitato, in località Sa Pedrosa, e lì la Fede in San Sebastiano, fu invocata per prescegliere il luogo migliore, «là dove si fermeranno i buoi, là il santo avrà scelto». E così il giogo dei buoi fu condotto in collina e si fermò a degustare sulla sommità di un’altura, in prossimità di un’ollastru, un olivastro spontaneo. Il luogo era scelto. La sorge oggi la nuova parrocchiale.
È una leggenda ben nota alla tradizione orale sin dalla notte dei tempi ma che, se i documenti la accreditassero, dovrebbe trovare un suo tempo storico d’esordio almeno nel 1600, quando fu fondata
l’attuale chiesa parrocchiale dedicata a San Sebastiano.
Sebastiano è festeggiato ad Ollastra con tanti segni di devozione individuale e collettiva. Tutta la comunità partecipa alla preparazione della festa e, soprattutto del grande falò che riscalderà le speranze e i buoni propositi della comunità dei fedeli per almeno due giorni.
A Ollastra, la festa patronale è sinonimo di ritrovo, di rientri a casa degli emigrati e di quanti abitano o lavorano lontano, di fratellanza comunitaria.
Si inizia dalla fine delle feste natalizie. Gli uomini ed i ragazzi e bambini, inizino dopo la Befana, la ricerca della legna, una preparazione che servirà per alimentare la fiamma delle speranze di un’intera comunità.
La raccolta della legna è un’occasione di festa. Il bosco viene ripulito, sfogliato e preparato per l’estate. Le generazioni di uomini si incontrano in gruppi spontanei di lavoro, si radunano per età, amicizia, parentela.
Caricano i carri a buoi e trattori, quest’anno quasi una dozzina, e portano la legna in paese in una lunga sfilata segnata da canti, allegria e ritmi festanti.
«E’ il momento dell’anno in cui tutti ci raduniamo – dice il sindaco Osvaldo Congiu -. Prendiamo le ferie per stare insieme. La festa è sicuramente il falò ma lo è ancora di più il lungo tempo di preparazione. Il lavorio che lo anima e precede. È un sabato del villaggio che termina con allegria e con la consapevolezza che la comunità è presente. Vivere in un piccolo paese non sempre è facilissimo. Ci si conosce tutti e spesso gli orizzonti paiono comprimersi, specie ai più giovani. San Sebastiano e i suoi preparativi, i due giorni di festa, sono per noi, il momento in cui la consapevolezza che siamo uniti e che proprio dalla compattezza della comunità dipende la sua forza, ci rende più forti nell’affrontare le sfide dell’anno. Non sono poche. Il fatto che i giovani partecipino in modo così numeroso e non manchino di unire goliardia con il sentimento profondo di tradizione e Fede, ci rincuora e ci spinge a far meglio con maggiori responsabilità per il futuro.»
Su carru dittau, il primo dei carri che storicamente varcava il paese, era conteso da tanti che, per devozione e prestigio, gareggiavano in offerte devozionali per condurre i buoi a destinazione.
Accatastata la legna, predisposta ogni norma di sicurezza, l’acqua santa parrocchiale benedice l’annata e le fiamme danno il via al grande fuoco che, per tradizione, accompagnerà con il suo calore anche le cerimonie religiose che segnano la festa di San Sebastiano nel giorno del suo martirio, il 20 gennaio.
È il fuoco della festa, della Fede, delle speranze di un’intera comunità che si riunisce e che dedica le proprie preghiere al Santo protettore delle infezioni e pestilenze, fisiche e morali.
È il momento della festa comunitaria di quanti si radunano in piazza per ballare e cantare. La grande macchina organizzativa coordinata dalla Pro Loco di Ollastra e sorretta dall’Amministrazione comunale, fa coincidere le ore intorno al fuoco con la tradizionale Sagra delle Fave e dei Ceci che saranno preparate ed offerte in piazza dai volontari della Pro Loco.
Tutti e tutte lavorano. A ciascuno il proprio compito di accoglienza e di rispetto delle tradizioni.
La festa religiosa è segnata dalle caratteristiche Panderas, la cui cura era storicamente affidata alle prioresse che hanno lasciato l’eredità della tradizione alle abili mani delle volontarie della Pro Loco e dell’Associazione Il Quadrifoglio.
«La comunità dei volontari ha lavorato in armonia – ha detto Giampiero Flore -, presidente della Pro Loco che organizzava in collaborazione con il Comune. Ha saputo unirsi e mettersi a disposizione. Questo è un segnale importante su cui vorremmo lavorare ancora meglio e di più. In tanti hanno aiutato la Pro Loco. Ne siamo grati e lo siamo ancora di più perché nessuno ha mai superato la misura e tutto si è svolto in allegria ma sempre in sicurezza. A loro si deve la predisposizione degli arredi e dei decori delle alte Panderas di accompagnamento ai carri ed al Santo. Fazzoletti, ricami, immagini sacre si uniscono alla devozione per San Sebastiano e la Vergine Maria, cui viene dedicato una delle Panderas. Alle loro sapienti mani è affidata la cura delle Panderas che accompagnano il santo in processione e testimoniano la devozione di un’intera comunità. Una grande festa, insomma, che incarna lo spirito contadino di un calendario di lavoro e di preghiera, nel ricordo di un mondo rurale che forse ha cambiato linguaggi e strumenti ma non il bisogno di rispetto della Fede e dell’Ambiente in cui si vive.»