In Sardegna il 5,4% dei detenuti frequenta corsi universitari, contro l’1,4% registrato a livello nazionale. A rendere noto il dato è stato il Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Maurizio Veneziano nel corsola tavola rotonda on line su università e recupero sociale organizzata dalla Facoltà di Studi umanistici per celebrare i 400 anni dell’Ateneo cagliaritano.
«Un fenomeno fortemente significativo di un’azione ben condotta in questa regione – ha ribadito Maurizio Veneziano – con il supporto dell’amministrazione penitenziaria nazionale, che ha saputo creare una rete interistituzionale in grado di far salire questo dato a livelli così importanti. In Sardegna siamo capofila di una progettualità che sarà certamente seguita e avallata nel resto d’Italia.»
Il rettore, Maria Del Zompo, ha dato testimonianza dell’impegno dell’Università di Cagliari nelle carceri di Uta e Massama: «L’unico ascensore sociale che funziona, l’unica realtà che può far cambiare di stato una persona è la cultura, la conoscenza – così Maria Del Zompo -. Questo accade nella scuola e negli studi universitari: è con orgoglio che il nostro ateneo, grazie alla prof.ssa Cristina Cabras e alle altre istituzioni coinvolte, porta avanti un percorso difficile di recupero di persone che hanno sbagliato e che hanno voglia di riscattarsi.»
«Dico sempre che devianti non si nasce, ma si diventa – ha detto don Ettore Cannavera, fondatore della Comunità La Collina e per tanti anni cappellano nel carcere minorile di Quartucciu – soprattutto, quando non si ha avuto la possibilità di crescere culturalmente. Per questo l’impegno dell’Università nelle carceri è fondamentale: la maggior parte dei ragazzi però non ha accesso a questa possibilità, molti perché vivono ancora nell’analfabetismo.»
Antonio Caria