È di Francesca Todde la prima tesi di laurea (voto finale 110 e lode) dedicata alle stanze rosa, il servizio promosso all’interno dell’Università di Cagliari per dare un ambiente accogliente dove consentire l’allattamento alle neo mamme e uno spazio fruibile dai bambini, che accompagnano i genitori alle lezioni.
«La mia tesi di laurea sulla Stanza rosa è stata possibile grazie al contributo delle persone coinvolte nella realizzazione del servizio dell’Ateneo . queste le parole della neo dottoressa -. Abbiamo collegato la ricerca teorica con l’applicazione pratica dell’idea: la cura, la formazione dell’adulto pedagogista, i temi connessi.»
«Non è possibile – ha dichiarato la Rettrice, Maria Del Zompo – obbligare nel 2020 le donne a scegliere ancora tra la maternità, la famiglia ed il lavoro, determinando una grave perdita per la società che, in questo modo, non può godere a pieno del contributo femminile. L’idea di istituire il servizio fu una precisa richiesta di una studentessa mamma che ci convinse a partire. Si trattava di garantire un servizio che non c’era e che – usufruito altrove – comporta una spesa notevole per i nostri iscritti e le nostre iscritte. Non è possibile obbligare – nel 2020 – le donne a scegliere tra la maternità, la famiglia e il lavoro, determinando una grave perdita per la società che in questo modo non può godere a pieno del contributo femminile.»
«La mia tesi di laurea sulla Stanza rosa è stata possibile grazie al contributo delle persone coinvolte nella realizzazione del servizio dell’Ateneo . queste le parole della neo dottoressa -. Abbiamo collegato la ricerca teorica con l’applicazione pratica dell’idea: la cura, la formazione dell’adulto pedagogista, i temi connessi.»
«Non è possibile – ha dichiarato la Rettrice, Maria Del Zompo – obbligare nel 2020 le donne a scegliere ancora tra la maternità, la famiglia ed il lavoro, determinando una grave perdita per la società che, in questo modo, non può godere a pieno del contributo femminile. L’idea di istituire il servizio fu una precisa richiesta di una studentessa mamma che ci convinse a partire. Si trattava di garantire un servizio che non c’era e che – usufruito altrove – comporta una spesa notevole per i nostri iscritti e le nostre iscritte. Non è possibile obbligare – nel 2020 – le donne a scegliere tra la maternità, la famiglia e il lavoro, determinando una grave perdita per la società che in questo modo non può godere a pieno del contributo femminile.»
Antonio Caria