Come in decine di altri atenei, anche a Cagliari gli studenti sono tornati a contestare il numero chiuso, mobilitandosi oggi in occasione dei test d’ingresso per professioni sanitarie.
La protesta, organizzata dal Fronte della Gioventù Comunista, si è svolta in Cittadella Universitaria (Monserrato), al fine di evidenziare come, nonostante la pandemia di Covid-19 abbia mostrato le conseguenze disastrose dei tagli e della privatizzazione della sanità, il governo non abbia mai messo in discussione il numero chiuso per le facoltà di medicina e professioni sanitarie.
«Durante l’emergenza, la mancanza di personale, di strutture e di fondi ha costretto infermieri e medici a sforzi straordinari per coprire i buchi del sistema sanitari, in reparti al collasso: mentre rischiavano la propria vita in prima linea, lavoravano con turni massacranti e senza i necessari dispositivi di sicurezza, li hanno chiamati eroi. Da tempo viene denunciata la mancanza di almeno 50.000 infermieri e decine di migliaia di medici, ma il sistema sanitario è stato distrutto senza discontinuità con tagli sistematici a vantaggio di cliniche private che sanno soltanto lucrare sulla nostra salute, ma che hanno mostrato tutta la loro inutilità di fronte all’emergenza sanitaria».
La pandemia ha riportato la sanità al centro del dibattito pubblico, ma da parte del governo non c’è stata alcuna inversione di rotta: per gli studenti «proprio il numero chiuso è una di quelle misure che hanno contribuito ad affossare il SSN, mentre questi mesi hanno dimostrato quanto sia necessaria una sanità davvero pubblica, gratuita e accessibile. Questa selezione di classe, che non ha nulla a che vedere con la meritocrazia, sbarra la strada a migliaia di studenti delle classi popolari, impedendone l’accesso ai più alti gradi di istruzione: per questo motivo, se vogliono davvero garantire il diritto alla salute e il diritto allo studio, questo test va eliminato».