«Il 13 gennaio scorso Anas e l’impresa Italiana costruzioni infrastrutture di Roma, aggiudicataria dei lavori di ripristino della viabilità, avevano assicurato un’accelerata. Tuttavia, ancora oggi, a distanza di tre mesi, il cantiere di Monte Pino è in alto mare e gli interventi di ricostruzione del tratto di strada collassato durante l’alluvione del 18 novembre 2013 sono quasi fermi. Inoltre, da una quindicina di giorni, il Noe, incaricato di vigilare sul processo di realizzazione dell’opera, è stato esautorato dal suo compito. Anche le previsioni più ottimistiche sono quindi già sfumate: i lavori iniziati a fine ottobre avrebbero dovuto concludersi dopo sedici mesi, ma il ritmo di lavoro da sei mesi a questa parte è talmente ridotto da far presagire l’impossibilità del rispetto di quel termine.»
Lo ha dichiarato il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, Roberto Li Gioi, che aggiunge: «Sulla base di questi dati oggettivi, mi sorge spontanea una domanda: L’Anas sta vigilando correttamente sull’effettiva esecuzione dei lavori e sul rispetto del cronoprogramma?»
«Da otto anni gli automobilisti che percorrevano quotidianamente la strada di Monte Pino, e in particolare il tratto crollato, dal chilometro 1,250 al chilometro 4,600, sono costretti a percorrere strade alternative allungando il percorso – conclude Roberto Li Gioi -. La storia di questa strada è già sufficientemente travagliata e quindi non è tollerabile un ulteriore rallentamento dei lavori. Nel cantiere finito sotto inchiesta, sequestrato dalla magistratura e poi dissequestrato per permettere il ripristino della viabilità, l’impresa Italiana costruzioni infrastrutture è all’opera ormai da sei mesi ed è stato portato a termine soltanto circa il 10% delle opere previste.»
Lo ha dichiarato il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, Roberto Li Gioi, che aggiunge: «Sulla base di questi dati oggettivi, mi sorge spontanea una domanda: L’Anas sta vigilando correttamente sull’effettiva esecuzione dei lavori e sul rispetto del cronoprogramma?»
«Da otto anni gli automobilisti che percorrevano quotidianamente la strada di Monte Pino, e in particolare il tratto crollato, dal chilometro 1,250 al chilometro 4,600, sono costretti a percorrere strade alternative allungando il percorso – conclude Roberto Li Gioi -. La storia di questa strada è già sufficientemente travagliata e quindi non è tollerabile un ulteriore rallentamento dei lavori. Nel cantiere finito sotto inchiesta, sequestrato dalla magistratura e poi dissequestrato per permettere il ripristino della viabilità, l’impresa Italiana costruzioni infrastrutture è all’opera ormai da sei mesi ed è stato portato a termine soltanto circa il 10% delle opere previste.»
Antonio Caria