«Nel corso di un incontro odierno con l’impresa Aleandri abbiamo appreso che rimangono ancora irrisolti i problemi che non consentono di portare avanti a pieno regime i lavori sulla SS131 NURAMINIS-SERRENTI. La causa: “I problemi legati ai ritardi nell’approvazione della perizia di variante, ossia l’adeguamento dei progetti sullo smaltimento delle terre e il piano acque”. Una condizione di inefficienza complessiva inaccettabile che genera mancate condizioni di sviluppo economico in particolare nella nostra realtà isolana e cagliaritana, già fortemente penalizzata in termini di dotazioni infrastrutturali primarie.»
Lo spiegano in una nota congiunta i segretari provinciali di Cagliari Gianni Olla (FENEAL UIL), Marco Ambu (Filca Cisl) ed Erika Collu (Fillea CGIL).
«Si tratta di una delle opere incompiute per eccellenza, il cosiddetto “cantiere della vergogna”, più volte interrotta negli ultimi quindici anni, l’ex lotto Mambrini – spiegano i tre sindacalisti -. In considerazione della grave crisi occupazionale in atto da più di un decennio è impensabile rinunciare alle decine di opportunità lavorative possibili se solo i lavori andassero a regime.»
Attualmente nel cantiere sono impegnate solo poche unità sul fronte archeologico. Niente rispetto al potenziale occupazionale dell’opera.
«Chiederemo conto alla committente ANAS, che ha responsabilità precise di questa situazione inaccettabile che rappresenta un’onta e una vergogna, perché da anni non riesce a mettere la parola fine sui lavori in questo tratto dell’arteria principale della Sardegna. E, intanto, i tanti lavoratori edili attendono a casa per colpe altrui. Di questo intendiamo chiedere conto anche al Governo nazionale e alla Regione Sardegna che spesso latitano nel governo delle risorse messe in campo per garantire il completamento delle opere individuate quali strategiche. Di certo non intendiamo aspettare passivi le lungaggini romane di approvazione della perizia – concludono i tre sindacalisti -. Se non verrà risolta la situazione organizzeremo delle proteste con il coinvolgimento delle popolazioni interessate.»