«Serve un’azione forte del Governo nazionale e della Regione per bloccare il disimpegno di Eni a Macchiareddu. Le prospettive che si stanno delineando non sono chiare e la preoccupazione dei lavoratori è più che giustificata.»
Lo sostengono i Riformatori sardi, che sul tema hanno presentato una mozione (prima firmataria Sara Canu) in consiglio regionale.
«La cessione del ramo d’azienda comporta il serio rischio che la tecnologia del sito venga messa in pericolo o forse spostata presso altri siti produttivi italiani, con la perdita di centinaia di posti di lavoro. Non possiamo dimenticare quanto è avvenuto nel sito ex Caffaro di Brescia, che dopo la sua acquisizione da parte di un operatore privato è stato successivamente abbandonato dallo stesso. Più o meno quanto è avvenuto in precedenza nel sito Eni di Brindisi, quando la multinazionale cedette la produzione MDI al principale concorrente DOW Chemical, con il triste epilogo della successiva chiusura della produzione. È assolutamente necessario perciò che la Regione faccia tutto quanto in suo potere per salvare il sito sardo. Sono in gioco non solo un grande numero di posti di lavoro ma anche le prospettive di filiere produttive di grandissima importanza per la Sardegna, la cui esistenza dipende dall’impianto cloro-soda Contivecchi, per non parlare delle implicazioni del prezzo di questi prodotti sul ciclo dell’acqua», concludono i Riformatori sardi.