In Sardegna la filiera delle carrozzerie ed il settore dell’autoriparazione sono per il 79% a carattere artigiano. Con ben 2.329 micro, piccole e medie imprese di manutenzione e riparazione, su un totale di 2.960 realtà del settore, il comparto delle aziende artigiane offre lavoro a circa 8.900 addetti. A livello nazionale il comparto è composto da 92mila imprese, di cui ben 70mila artigiane, che impiegano 384mila lavoratori.
E’ questa, in breve, la fotografia sulla filiera dell’automobile che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha esaminato i dati 2019-2021 di UnionCamere sulla“Dinamica delle imprese della Manutenzione e Riparazione di autoveicoli” nell’Isola.
Un settore, quello artigiano sardo, che quest’anno registra un calo del 3,3% sul 2019 e dello 0,5% sul 2020, andamento leggermente migliore se confrontato a quello medio nazionale (-0,6%).
A livello provinciale, la maggior parte delle imprese artigiane di autoriparazione opera nella ex provincia di Cagliari, 971 realtà (+0,8% rispetto al 2020), seguita da Sassari-Gallura con 751 (-1,7% sul 2020), da Nuoro con 440 (+0,7% sul 2020) e Oristano con 167 (-5,6% sul 2020).
Importante, anche se ancora lenta, la crescita delle auto ibride ed elettriche: su un totale di 1.068.000 autovetture immatricolate nell’Isola, quelle a propulsione esclusivamente elettrica sono 730, mentre quelle a formula mista ibrida/elettrica sono 6.945, per un totale di 7.675.
«Il settore non si è ancora ripreso dal forte shock pandemico e dalle forti penalizzazioni che lo hanno colpito negli anni passati – commenta Daniele Serra, Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – la crisi, come per tutti i settori, ha costretto gli italiani a spendere meno per la manutenzione, perché spesso non si trovano nelle condizioni economiche per poterlo fare, e di conseguenza i veicoli circolano in stato di pericolosità. Come ormai diciamo da anni un modo per far ripartire la categoria e, nello stesso tempo, agevolare gli utenti, consiste nella defiscalizzazione della riparazione. Questa è una richiesta che più volte abbiamo avanzato a tutti i Governi e crediamo che questa volta sia giunto il momento decisivo per attuarla.»
Ma la categoria deve fare i conti anche con le spese per il continuo aggiornamento delle attrezzature e del personale, necessarie per garantire sia standard qualitativi adeguati alle richieste dei clienti, sia per far fronte agli adempimenti burocratici sempre più complessi e onerosi, erodono sempre più il margine di guadagno delle attività.
«Durante il lockdown noi autoriparatori siamo rimasti aperti per dare un servizio agli operatori dei settori essenziali – ricorda Giuseppe Pireddu, delegato di Confartigianato Sardegna per l’autoriparazione – di conseguenza non abbiamo avuto ristori, sebbene i cali drastici di fatturato siano arrivati già in quel periodo. Oggi affrontiamo una situazione ancora più complicata: le macchine sono rimaste nei garage, anche a causa del lockdown e smart working, per molti mesi e così il numero degli interventi è molto diminuito. Eppure, bisogna prestare comunque attenzione a mantenere in sicurezza i mezzi, perché conservino inalterate le prestazioni e non rappresentino un pericolo sulle nostre strade.»
Se da un lato gli autoriparatori artigiani affrontano il tema fondamentale della sicurezza, dall’altro fanno appello perché vengano considerate le difficoltà del settore: «Dobbiamo lavorare per
abbattere i costi fissi per tenere aperte le officine – continua Giuseppe Pireddu – per questo chiediamo a Governo ed enti locali di dimezzare il peso della tassazione. Mi riferisco all’asporto rifiuti, all’Imu, all’Iva sulle bollette delle diverse utenze, ad esempio, tutti costi che si abbattono sulle nostre imprese, nonostante la riduzione oggettiva degli introiti».
A tutti questi problemi, che stanno scuotendo la categoria, e che rischiano di metterla in seria difficoltà, vi è anche la questione della garanzia dei pezzi di ricambio sostituiti e montati. Questi ultimi, infatti, vengono comprati dall’autoriparatore con una garanzia di 1 anno. Subito dopo installati sull’autovettura, però, al cliente, l’autofficina deve garantire ben 2 anni di copertura. «Quindi a noi autoriparatori rimane in carico il secondo anno di garanzia – commenta
amaramente Giuseppe Pireddu – con tutti i rischi economici che comporta un pezzo che noi copriamo e abbiamo solo il compito di montare. Per esempio, se nel 13esimo mese il pezzo sostituito dovesse rompersi, dovremmo essere noi, a spese nostre, a sostituirlo. Immaginatevi se
questo dovesse accadere per più volte. E’ una situazione veramente complicata – conclude Giuseppe Pireddu – che abbiamo intenzione di presentare prima ai nostri Parlamentari e poi di portare in Europa. Qualcuno deve pur iniziare a denunciare questo fatto che veramente può metterci in estrema difficoltà.»