«Sono trascorsi ormai quasi 5 mesi da quando abbiamo “scoperto” l’intenzione di Eni Rewind di voler vendere gli asset cloro-soda, pontile e deposito costiero della ing. Luigi Conti vecchi. Da quel momento abbiamo coinvolto lavoratori diretti, indiretti e tutte le istituzioni territoriali, regionali e nazionali affinché fossero dalla parte dei lavoratori e del territorio per poter scongiurare il disimpegno dell’Eni dal Sito industriale di Assemini e con le conseguenti ricadute negative nell’area industriale di Macchiareddu.»
Lo scrivono, in una nota, le segreterie Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil.
«Con la sindaca di Assemini Licheri, con l’assessora regionale dell’Industria Pili e con la sottosegretaria Mise Todde abbiamo sollecitato in più riunioni e condiviso la linea politica di una forte e unita richiesta, nei confronti di Eni, di interrompere qualsiasi percorso di interlocuzione finalizzata alla vendita di asset industriali del sito di Macchiareddu – aggiungono le tre segreterie sindacali -. Nonostante tutto ciò abbiamo saputo da Eni, nel corso dell’incontro che si è svolto il giorno 11 dicembre u.s., che è arrivata una offerta vincolante da parte di un soggetto industriale di cui non è stato svelato il nome e che gli uffici di Eni stanno verificando se l’offerta è congrua. Tutto questo sta avvenendo in spregio alle richieste delle scriventi, delle Istituzioni locali, regionali e nazionali che hanno dato un input chiaro di contrarietà all’operazione. Il territorio e tutti i lavoratori meritano più rispetto. Il rischio a cui potremo andare incontro è un indebolimento del tessuto industriale del sito di Assemini, ripercussioni pesanti su tutta la filiera del sale e sulle aziende sarde di trasformazione e utilities, un evidente indebolimento dell’area industriale di Macchiareddu, con un chiaro e pesante disimpegno da parte di Eni che dimostra, nonostante le varie e documentate richieste, di non voler sviluppare nuovi investimenti legati al mondo della transizione energetica (idrogeno green) e delle fonti rinnovabili. Tutto quello che Eni ha deciso in maniera unilaterale avrà nei prossimi anni importanti ripercussioni sui livelli occupazionali dei lavoratori diretti Ilcv, sul mantenimento degli impegni presenti e futuri di Eni rewind e sull’esistenza stessa del sito di Assemini che sarà relegato a semplice sito che ospiterà pannelli fotovoltaici tanto cari a Eni ma per niente utili alla insopportabile disoccupazione di un territorio che dal punto di vista industriale e occupazionale è al collasso.»
«Per questi motivi e per le modalità con cui Eni ha deciso di portare avanti la cessione, le Rsu, dieci giorni fa, hanno proclamato uno sciopero che si svilupperà nelle giornate del 7 e 8 gennaio e dall’11 al 15 gennaio al quale chiediamo aderiscano i lavoratori dell’indotto del sito di Assemini. Questo è una delle prime iniziative forti che ci accingiamo a mettere in campo con l’obbiettivo di riconquistare un dialogo serio e una dignità che a oggi è stata calpestata senza alcun rispetto – concludono Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil -. Chiediamo alle Istituzioni a tutti i livelli e alle forze politiche di essere al nostro fianco in queste giornate di mobilitazione, che possono sicuramente cambiare lo scellerato disegno che Eni ha immaginato mancando di rispetto alle istituzioni, alle organizzazioni sindacali e a tutto il territorio. Infine rimaniamo in attesa della convocazione, come da nostra richiesta, del presidente della Giunta regionale Solinas in modo che possa illustrarci quali iniziative ha intenzione di mettere in campo per scongiurare le azioni unilaterali di Eni.»