Anche in Sardegna nasce un comitato trasversale per dire no al taglio dei parlamentari, sulla scorta della battaglia innescata dal Partito radicale: ne fanno parte i consiglieri regionali democratici Roberto Deriu e Piero Comandini insieme a Stefano Tunis, leader del movimento Sardegna 20/20 che sostiene la maggioranza Solinas.
«E non sono le uniche adesioni – è stato detto questa mattina nel corso della presentazione dell’iniziativa in Consiglio regionale -. Esattamente come sta accadendo in Parlamento altri consiglieri regionali di tutti i partiti hanno manifestato in questi giorni il loro interesse alla campagna referendaria.»
Le ragioni a sostegno del no si basano rischio di una riduzione della rappresentatività dei territori, «soprattutto della Sardegna, che perderebbe di colpo nove parlamentari se la riforma fosse attuata», ha detto l’on. Piero Comandini. E ha aggiunto: «La politica ha dei costi a tutti i livelli, questo è innegabile».
Per l’on. Roberto Deriu, che con Piero Comandini condivide da tempo l’iscrizione al Partito Radicale, «il nostro no è a una politica lasciata nelle mani dei ricchi, perché saranno i ricchi a impadronirsene grazie alla notevole estensione dei collegi elettorali».
L’on. Stefano Tunis ha manifestato il rischio che il Senato diventi un luogo dove pochissimi prendono decisioni per tutti: «Con questi numeri nelle commissioni della Camera alta del Parlamento saranno tre, quattro persone a decidere in solitaria su temi strategici. Il Senato rischia di diventare un ambiente opaco e lobbistico. Ce n’è abbastanza per votare no».
Anche un giovane sardo, Gabriele Boi, ha preso la parola come iscritto al comitato: «Ho aderito – ha detto – perché non credo che tagliando i parlamentari si faccia un regalo alla democrazia né si incrementi il funzionamento democratico. Abbiamo ben chiaro il fatto che la disaffezione alla politica non è una soluzione».