Si aggirano a circa 40 milioni di euro le perdite per i 900 agriturismi sardi. A denuncialo è Coldiretti Sardegna.
«Stiamo pagando un prezzo altissimo – ha dichiarato Sandro Dessì dell’agriturismo Archelao di Oristano – e spesso le perdite sono annebbiate dal bonus vacanza che se è vero che ci ha consentito di lavorare dall’altra lo abbiamo fatto senza liquidità, anticipando prodotti e servizi. Inoltre una realtà come la nostra programmata su un’economia chiusa, in cui l’azienda agricola produce per l’agriturismo, siamo stati penalizzati due volte, senza contare la chiusura di tutte le attività didattiche.»
«Dopo un anno di chiusura e incertezze – ha aggiunto Laila Dearca dell’agriturismo Sorres di Budoni – abbiamo bisogno di lavorare e poter programmare il nostro lavoro. Gli agriturismi, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi più sicuri dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.»
«L’agriturismo è davvero centrale per la ripartenza in quanto soddisfa tutti i requisiti e le esigenze post Covid – ha rimarcato Michelina Mulas, presidente di Terranostra Sardegna, l’associazione degli agriturismi Campagna Amica -. Nei nostri agriturismi sono garantite non solo le distanze sociali ma si soddisfano anche i bisogni di aria pulita e contatto con la natura, perché come dice il nostro presidente nazionale Diego Scaramuzza nelle nostre campagne le distanze si misurano in ettari e non in metri.»
Antonio Caria